Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

... Italo Talia oltre 50 miliardi ed una occupazione •di quasi 6 mila unità, è la più grossa azienda italiana produttrice di dolciumi; mentre la Pavesi a Novara con un fatturato annuo che supera i 15 ~iliardi ed una occupazione che sfiora le 1500 unità, è la più gros:sa azienda italiana pro,duttrice di biscotti. In Lombardia so,no· ubicate la Motta, l'Alemagna e medie e grandi aziende produttrici di biscotti e cioccolato, in Liguria azien-de pro-duttrici di caramelle, in Umbria soprattutto la Perugina, mentre in Campania l'industria dolciaria è presente con medie aziende produttrici di gelati (S.P.I.C.A., Motta Sud, Gelati Siberiano ed Eldorado) e bisco 1 tti (Colussi), tutte aziende ,di recente insediamento. È assente dal panorama dell'industria dolciaria italiana la Sicilia, dove non meno forte che in Piemonte era ed è la p,resenza dell'artigianato dolciario di qualità, artigianato che in Piemonte ha costituito la premessa per lo svilup,po di una vera e propria industria dolciaria. Rispetto a questo quadro va rilevato che negli ultimi anni, ed anzi proprio in questi ultimi mesi, si è ulteriormente accentuato quel processo di concentrazione che già negli anni '50 e nei primi anni del decennio successivo ha caratterizzato lo svilup,po dell'industria dolciaria italiana. La nazionalizzazione delle aziende pro,duttrici di energia elettrica segna, a questo riguardo, un preciso p·unto di svolta. La « rivoluzio11e alimentare » attira il capitale delle ex società elettriche. In poco tempo per le sole consociate del gruppo Montedison il valore degli impianti alimentari raggiunge i 40-50 miliardi; la SME Finanziaria entra dap,p,rima nel settore delle conserve vegetali, dei surgelati e dei supermercati, e per ultimo nel ramo dolciario, -dove riesce ad assicurarsi il 35 per cento del pacchetto' azionario della Motta e quindi il 50 per cento di quello dell'Alemagna. Contempo,raneamente anche il capitale straniero penetra, come si è già detto, nell'industria alimentare, ma in modo più massiccio nel ramo conserviero ed in quello delle bevande analcooliche (dove in poco tempo si assicura, rispettivamente, il controllo del 34,1 per cento e del 25 per cento del capitale investito), che ·non i11 quello dolciario, do1 ve la partecipazio•ne di capitale straniero raggiunge soltanto il 5 per cento. Più in particolare, da una indagine del CNEL sull'effetto degli investimenti esteri sull'industria italiana, si desume che il capitale svizzero e tedesco· è interessato maggiormente alla produzione del cioccolato e dei suoi derivati, mentre il capitale americano (la National Biscuit Company) assume il controllo dell'antica Saiwa to,rinese e quello dell'Elah dolciaria (Generai Food Company), il colosso anglo-olandese dell'Unilever punta, accanto ai surgelati, alla produzione dei gelati, con l'acquisto dell'Algida e dell'Eldorado. 54 Bibiiotec·aginobianco

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