Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

.. Franco Mollo Medicina e ricerca La legge 132 sulla riforma ospedaliera stabilisce all'art. 23, che gli ospedali regionali siano dotati di « attrezzature idonee ·a collaborare nella ricerca scientifica». In realtà lo Stato italiano, ha fatto finora ben poco di quanto dovrebbe essere fatto in una società moderna per la ricerca medico-biologica, così che il divario tra il nostro paese e gli altri paesi occidentali è gravissimo e, per la natura stessa delle caùse che lo determinano·, presumibilmente destinato a crescere. Ma è possibile sperare oggi in Italia qualche cosa di serio dalla ricerca in medicina e biologia? Molto dipende naturalmente dallo, sforzo, che verrà compiuto in questo settore, in confronto con gli investimenti dedicati ad altri setto 1 ri della ricerca. Ma è altrettanto importante decidere verso quali direzioni sarà consigliabile p111ntare, tenendo appunto presente che compiti cli ricerca medico-biologica con finanziamento pub,blico sono previsti non solo per le università, gli istituti ministeriali, i laboratori del CNR, ma oggi anche per gli ospedali. Se, da posizioni che sono indubbiamente di coda fra quelle dei paesi sviluppati, no,n vogliamo retrocedere a p·osizio·ni (sia pure relativamente avanzate) più proprie di paesi sotto-svilup·pati, ci dobbiamo preoccupare di una razionale pianificazione della ricerca. In effetti ogni passo che lo scienziato compie tende ad essere in larga parte determinato sia dai passi precedentemente compiuti, sia dalle vie di minor resistenza; per cui l'ampliamento· delle conoscenze segue spesso una dinamica interna al processo della ricerca. La mancanza di un legame tra gli indirizzi volontari di ricerca e i reali bisogni della comunità è perciò frequente, anche quando manchino condizionamenti dovuti a centri di potere economico o militare (che, se destano• profonde preoccupazioni negli Stati Uniti, sono certo assai meno gravi per quanto riguarda l'Italia e in particolare la ricerca medico-biolo:gica). D'altra parte nessuno può escludere che dalla ricerca più « pura», dalla scoperta apparentemente più inutile (o addirittura più ·preoccupante per le sue implicazioni) derivi in seguito una impensata fonte di benessere generale. Ma è sufficiente qttesta possibilità perché il ricercatore si senta autorizzato ad avanzare nella direzione per lui pit1 facile o interessante, piuttosto che impegnato dalla responsabilità di una meta determinata, scelta in consi-- derazione di necessità collettive ben accertate? È vero che l'imp,osizione ·di direttive dall'esterno, màgari non sentite dallo scienziato, potrebbe imbrigliarne la fantasia e limitarne l'iniziativa, spuntando così alcune fondamentali armi dello spirito di ricerca. L'ideale sarebbe qt1esto: che il ricercatore sentisse spontaneamente di avere una funzione al servizio della comunità, così che il cammino· da lui intrapreso coincida con quello richiesto dai bisogni sociali più veri e pressanti. Lo scienziato dovrebbe inoltre contribuire disinteressatamente alla educazione ,dell'opinione pubblica, e offrire gli elementi per obbiettive e realistiche valutazioni da parte dei pubblici poteri. Se infatti può essere ingiustificata una assoluta libertà del ri44 Bibiiotecaginobianco

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