.. Giornale a più voci trismo del potere, il libero gioco democratico - che non deve essere solo prerogativa dei partiti politici, ma estendersi anche ai gruppi della società civile -, la legittimità della difesa dei propri interessi e delle p1 roprie istanze, rendono quanto su esposto un fatto di normale amministrazione. Baderanno gli spiriti più seri - e meno soggetti al fascino delle mode - a mettere in guardia da certe suggestioni ideologiche, che i più non riescono a avvertire. Né il fenomeno analizzato deve ,indurre a preferire l'editoria disi1npegnata - v. Mondadori, Rizzali (per non parlare dei miliardari del libro scolastico, figure che non hanno nulla da invidiare, per 1netodi, e serietà, ai varii Lauro) - a quella impegnata. L'informazione parziale, in ogni caso, è preferibile a quella apertamente ingannevole e deformante di cl1i pubblica « Gente» o « Epoca». E neppure ciò che sian1 venuti dicendo deve spingere l'intramontabile giacobino a proporre all'autorità pubblica di rimediare ad una concorrenza imperfetta con una specie di editoria pubblica, riaffidata, in definitiva, ai soliti managers dell'editoria e dell'università, con cui si polemizza. È dal basso che debbono costituirsi forze culturali concorrenti con quelle ufficiali; è con l'estendersi della libertà - come insegnava Tocqueville - che si rimedia al totalitarismo denunciato, con manifesta unilateralità, dalla sociologia del dissenso. Attraverso i giornali, le riviste, i periodici bisogna rimettere coraggiosamente in discussione, ove sia il caso, le scelte dei « pesci grossi » dell'editoria, discutere i loro pro·grammi, ridimensionare certe pretese, ma stigmatizzando quelle strumentali denunce che, per reazione, suscitano attorno alle vittime cori di consensi. E naturalmente occorre anche rendersi conto che certi prestigi non sono affatto fittizi, né certe fame storicamente usurpate. Basta dare un rapido sguardo alle collane storiche di Einaudi e di Laterza per intendere su quali basi poggiano certe leaderships. Ma soprattutto occorre reclamizzare, più che non si faccia, quegli artigian 1 i del libro - ancora non del tutto scomparsi - che non perseguano finalità ·politiche, ma si pongono al servizio della cultura senza aggettivi, con quello scrupolo e quella serietà che un tempo erano prerogative degli artigiani proudhonisti. Sono nomi (Argalia, Giannini, Guida, Morano, Morcelliana e diversi altri) noti solo ad una cerchia ristretta di stu .. diosi e che invece meritano di venir presentati al grosso pubblico per la passione e il disinteresse con cui approntano i loro programmi editoriali. Forse è un'illusione d'altri tempi, ma la cultura séguita, per me, ad essere un concetto al di sopra delle polemiche politiche e delle final1 ità strategiche d·ei detentori del potere editoriale. Ciò non significa eh essa non proponga valori, ma solo che li propone in un certo modo - cioè nel suq modo - che è quello dell'indagine seria e del metodo scdentifico. Un editore, non certo a destra, come Argalia, stampa saggi critici di Banfi,, di J.Jugarini, di aSlvucci, che non contribuiscono certo a puntellare il sistema, ma che, indiscuti1bil1nente, instaurano sul piano della cultura un dialogo vivo ·e stimolante che con Psicanalisi e politica di Marcuse, volto 39 s-· biiotecag inobianco
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