Giornale a più voci misurato alle competenze o di cooptazione massonica? E la legge della domanda e dell'offerta viene rigorosamente rispettata quando si tratta di stampare libri? Forse quest'ultima questione non è molto importante. Anche per il libro, infatti, come per gli altri prodotti industriali, è iniziata l'era dell'offerta che crea la proìpria domanda. Anche per esso esiste tutta una strategia della pubblicità, che è fondamentale per chi voglia intendere certi fenomeni di costume. Le terze pagine dei giornali - anche di quelli più n1oderati - svolgono un ruolo di primaria importanza. I responsabili, infatti, sono spesso legati a gruppi editoriali che perseguono finalità etico-politiche in netto contrasto co,n quelle dichiarate dal quotidiano nella sua prima pagina. Si assiste così al fenomeno dell'anarchico che deve spesso la sua effimera (e non poche volte immeritata) pubblicità proprio ai giornali più conservatori. Con questo rilievo - si badi bene - non intendo affatto discutere i valo,ri dell'anarchico: se siano in sé preferibili a quelli del conservatore; ma solo sottolineare una rete di complicità per cui, al di là di certe giustificazioni ideologiche, entrano in gioco interessi assai più concreti, forniti di una propria logica autonoma. In ogni caso, è opportuno demistificare il concetto della società totalitaria che non consente il dissenso e relega l'intellettuale eversore ai margini dei centri di diffusione dei valori. Questa immagine romantica, infatti, aveva una sua indiscutibile realtà nel 1848 o al tempo della Comune, quando non esistevano grossi editori, ma tipografi barricadieri, in vario modo noti al poliziotto e alle prefetture locali. Allora la cultura del dissenso aveva una sua drammatica realtà ed i fini dichiarati corrispondevano in pieno ai ruoli sociali e politici effettivamente svolti. Ma oggi le cose vanno un po' diversa1nente. Se si considera il potere di condizionan1ento psicologico e culturale riservato agli intellettuali del dissenso, i loro legami con gli editori - di cui spesso sono ben pagati consulenti tecnici, se non amministratori delegati - l'incontrastato predominio cine1natogra.fico, la presenza costante nella Radio e nella Televisione e le stesse, non ultime per importanza, baronie universitarie - vere e prop 1 rie centrali ideologiche -; se si considera tutto questo, l'immagine della persecuzione da parte del sistema viene per Io meno ridimensionata. Questa libertà non significa certo che viviamo nel migliore dei mondi possibili; né che la distruzione del sistema - per chi non veda spiragli di riforme - sia meno giu·sta e perseguibile. Ma la compiacente immagine che certi gruppi hanno della propria vocazione al martirio certo non corrisponde - è deveroso confessarlo - ad alcuna realtà di fatto. A ben riflettere, tuttavia, certe pretese non sono prive di senso e di significato politico. Gli editori « impegnati», infatti, rappresentano delle forze morali ed economicl1e che l1anno interessi concreti di accrescimento del proprio potere e della propria influenza. I particolari contratti stipulati, gli staff s tecnici di cui dispongono, la stessa « specializzazione» nella divisione del lavoro, p~r cui han110 « comprato i diritti;> di certe correnti di pensiero, li portano a ritenere che un'operazione politica come quella che comunisti e 37 ibliotecaginobiaco -
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