Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

La riabilitazione del Piano C'è tutta una mitologia dell'autunno caldo; e chi prospetta il rischio che sia proprio il Mezzogiorno a doverne pagare le conseguenze è 11aturalmente esposto ad ogni sorta di reazioni polemiche. Ma resta il fatto che le capacità di autofinanziamento delle imprese sono quanto mai ridotte; che le possibilità di ricorso al mercato finanziariario sono oggi quelle che sono; che per aumentare la produttività e compensa .r.e così gli aumenti dei salari e degli stipendi, gli investimenti tecnologici per ammodernare gli impianti esistenti, che sono al Nord, devono avere la precedenza sugli investimenti per creare nel Sud nuovi impianti, per nuove produzio11i. Di qui .una situazione assai diversa, appunto, da quella della primavera e dell'estate del '68; e la considerazione che in questa situazione le imprese possono essere indotte a rinviare o ad accantonare i programmi che avevano elaborato per ampliare e diversificare nel Mezzogiorno le proprie attività. E se sono venute a mancare le disponibilità per gli investimenti nel Mezzogiorno delle grandi inìprese private, che dire delle aziende a partecipazione statale, quando si preme sui fondi di dotazione dell'IRI, dell'ENI, dell'EFI,M per interventi di salvataggio a favore di ogni impresa che entra in difficoltà, dovunque si trovi e quale che sia il settore della sua attività? La verità è che queste considerazioni vanno tenute presenti più di quanto non sia stato possibile tenerle presenti nei dibattiti di questi mesi e di questi giorni; e che si devono creare le condizioni di un rilancio della politica rneridionalista co11testualmente alle condizioni di una riabilitazione e di un rilancio della politica di programmazione, la qt1ale non può essere una buona politica di programmazione se non è ispirata da una concezione meridionalista dello sviluppo italiano. Ma questo significa che la sinistra democratica deve saper essere sufficie11temente dura nella presa di coscienza del fatto che volere una situazione economica in espansione ed una finanza pubblica capace di fornire sempre più consiste11ti risorse agli investimenti non significa volere una « svolta moderata», ma volere le riforme nel quadro di una programmazione riabilitata ed ispirata, appt1nto, da una concezione meridio11alista dello sviluppo italiano. FRANCESCO COMPAGNA P.S. Nell'articolo non si fa cenno delle polemiche suscitate dalle indiscrezioni relative al cosiddetto « Rapporto R », perché tali indiscrezioni non si erano ancora diffuse al momento in cui l'articolo stesso è stato scritto. Esse comunque non ne alterano il contenuto. 19 B·bi iiotecaginobianco -

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