.. Europa e Mezzogiorno condo la quale la Comunità deve portare itn'attenzione specifica ai problemi delle inditstrie in difficoltà da itna parte, e a quelli delle industrie di pitn.ta dall'altra, senza però trascurare ... le << categorie intermedie». Ma, e qui si entra 01 vviamente più nell'opinabile, ,pare a 111e che uno dei fondamentali difetti del Memorandum sia l' « ossessio,ne » della conco,rrenza. « Concorrenza », « disto,rsio 1 ne della concorrenza », necessità di « gairantire la concorrenza», e così via, so,no esp1 ressioni che rico,rrono sovente nel doct1mento, ma che ·più ancora ne costitui•scono il sottofondo ideologico e culturale. A mio avivso, invece, sarebbe stato importante riconoscere che la concorrenza è un obiettivo da raggiu.ngere e non ilna realtà da salvaguardare, che essa non c'è ancora e cl1e bisogna co,ncorrere a crearla favorendo il modificarsi delle condizioni strutturali dell'organizzazio·ne produttiva, sociale e territoriale dell'Europa. I,l p,rocesso ·di nascita della Comt1nità Economica Euro,p,ea non potrà non essere un processo lungo e lento. In queste condizio·ni, occorre fissare obiettivi p,rio•ritari, occorre identificare con chiarezza le linee dell'azione da perseguire in funzione del fattore « tem,po » - in un'ottica, ad esem,pio, decennale - e tenendo conto con estremo realismo della volontà politica dei paesi partecipanti. Certo, tutto ciò che ·serve a rendere il mercato europeo effettivamente « co,mu11e » e aperto alle singole imprese; tutto ciò che concorre a fare dell'insieme del territorio comu11itario il n1ercato interno delle imprese, ovunque ubicate nei sei paesi, va bene, può essere accolto e deve essere favorito·. · Certo, è bene conoscere e rnisurare le differenze di struttura e di di11amica che esistono tra le im•prese europee e quelle dei paesi concorrenti, con particolare riferimento agli Stati Uniti e al Giaip,pone. Ma sarebbe un g.rave errore, in una prospettiva a medio termine, lasciaiisi ob.nubilare dalle ·considerazio11i relative al gap marginale, organizzativo e finanziario tra l'industria europea e quella an1ericana, o porsi in una p•osizione sostanzialmente li•mitativa nei confro,11ti degli investimenti esterni nella Comu11ità, chiedendo 1 co1 ntro,partite che a,llo stato dei fatti risultano improponibili, proprio in funzione della debolezza - e delle esigenze - di molte parti dell'ap,parato i11,dustriale euro,peo·. D'altro canto, sarebbe grave se, dalla esistenza .di squilibri tra la n1edia della Comuni 1 tà e delle altre parti del sistema econo,mico, n1ondiale si traesse la conclusione, e ci si orientasse nella direzio,ne, dell'oppor-· tunità di uno sforzo volto prevalentemente a ·perseguire il raggiungimento, almeno in alc·uni settori, di livelli di p,roduttività sempre più elevati. Ciò si_gnificherebbe di fatto .puntare ·sull'ulteriore svil,up1 po intensivo di alcune parti dell'industr~a europea (e ·di alcuni territori nei 125 B~biotecag inobianco
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