Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

.. Europa e Mezzogiorno quali 1e provincie del.la Basilicata e della Calabria, con zone italiane quali quelle dell'E-milia-Romagna, ed insieme ad assimilare, •come prevalentemente agricole - e quasi come i11evitabil1nente condannate al sottosvilup,po - frazioni certame11te trop 1 po ampie del territorio italia110, ma parti ancor più rilevanti (quasi il 40% !) del territorio francese. D'altro canto, nelle elaborazioni statistiche che fa1mo da supporto alla in,dividuazione •dei tre tipi di zone, si fa costante riferimento agli scarti esistenti fra le regioni all'itzterno di ciascu11 paese, piutto,sto che ai problemi di co11fronto con quella che è .la realtà n1edia dell'Europa o ·delle sue zone più avanzate. Ora, se si vuole raggiungere un miglio,re equil,ib,rio, credo sia necessario far riferimento non ta11to alle singo,le situazioni nazionali, quanto confro11tare le situazioni delle regio,ni peri- ~eriche con le situazioni delle regioni più ava11zate della Con1t1nità. Sono noti g]i strumenti diretti e indiretti cl1e le Autorità italiane, negli anni recenti, hanno messo in atto per superare la storica depressione e l'arretratezza del Mezzogior110. E non è certamente il caso di sottolineare l'importanza che la « Cassa per il Mezzogiorno » e gli altri st,rumenti preposti all'intervento ha11no avuto nel processo di sviluppo sia di una agricoltura moderna, sia di una indt1stria avanzata, così come del turis.mo. Ma, fra gli strumenti adottati, ve ne •sono alcu11i, indiretti, costituiti ,dagli incentivi; e, a tale proposito, il « Gruppo dei Meridio11alisti » ha sottolineato con ragione, in un suo documento, la deprecabile situazione che si viene creando oggi in Europa, e che noi stessi abbiamo spesso avuto occasione di de11unciare, della concorrenza di qt1esti strumenti di incentivazione, conco•rre112a che sta diventando francamente insopportabile a livello comunitario. L'Istituto che ho l'onore di presiedere - ,lo IASM -, che ha, tra gli altri, compiti di promozione ,dello sviluppo economico, e svolge quindi attività promozionale nei confronti degli operatori esteri, in u11a indagine co·ndotta su circa 200 imprese con partecipazione di capitale estero esistenti 11elMezzogiorno, ha rilevato con1e le aziende con capitale a1nericano sia110 oltre 110, mentre fra le rin1anenti sono rappresentate anche imprese europee extracomunitarie, ed imprese di altri paesi extraeuropei, quale il Giap1 pone. Da che cosa dipende lo ·scarso peso, 11el Mezzogiorno, di imp·rese originarie dei paesi CEE? Io credo cl1e una delle risposte vada cercata nel diso1 rdinato proliferare di politiche di incentivazio•ne in Europa, che ha 1diminuito l'impatto e la forza attrattiva che gli incentivi .inizialmente adottati in favore delle zone arretrate meridionali avrebbero potuto esercitare nei confronti delle imprese •dei paesi. industrialmente più avanzati. A con121 B~biotecag inobianco

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