Antonino Répaci come io ho fede nei destini della patria, e forza umana non verrà a distruggere qitello che i nostri padri hanno con tanta abnegazione edificato. È necessario vigilare e spiegare tutte l~ forze vive per conservare intatte le grandi conquiste dell'unità e della· libertà. Non mancherà mai in 111ela più serena fiducia nei nostri liberali ordinamenti e non n1i mancherà la forte iniziativa e l'energ·ia dell'azione per difendere le gloriose istituzioni del Paese, retag·gio prezioso dei nostri maggiori. Cresciuto nell'amore della Religione e della Patria, invoco Dio in testinzo11e della mia promessa, che da oggi in poi il mio cuore, la mia 1nente e la mia vita offro alla grandezza della Patria ». Questo discorso 1 faceva seguito a due proclami che il nuovo re aveva indirizzato: il 2 ago,sto al paese, il giorno successivo all'esercito; per la prima volta nel discorso della Corona si fa cenno alla fiducia del sovrano « ai no-stri liberali ordinamenti », mentre nei dl1e proclami precedenti si pone l'accento st1lla continuità delle istituzioni, con ·un generico accenno alla tutela della libertà legata con vincolo indissolubile alla difesa della monarchia. Essenziale in tutte queste manifestazioni è l'assenza di ogni spirito di vendetta e di ritorsione, la pacatezza accorata bensì, ma scevra da accenti minacciosi e truculenti. Il nuovo re aveva bene imparato la lezione e se ne ebbe presto la pro,va tangibile allorquando, caduto, nel febbraio 1901 il ministero Saracco, dimostratosi titubante di fronte allo sciopero, dei portuali genovesi, il re affidò l'incarico a Giuseppe Zanardelli, antico 1 leader della sinistra co-stituzionale. La chiamata di Zanardelli è significativa, non tanto a motivo della posizione politica di questi, quanto per il fatto nuovo nella politica sabauda che il re, in netto contrasto con la tradizione, si ispirò a quella che parve una inequivocabile indicazio 1 ne parlamentare. Occorre peraltro precisare che a tale prassi egli si attenne fino al maggio 1915, quando co,n un vero• e proprio colpo di Stato, soverchierà con la propria volontà, quella del Parlamento 15 • Altro fatto nuovo,, foriero di cose nuo,ve, fu l'affidamento del ministero degli Interni a Giovanni Giolitti, l'uomo esecrato da Crispi e dalla destra retriva, colui che era stato cacciato con infamia per essere stato designato a capro espiatorio dello, scandalo della Banca romana. Sebbene Giolitti non fosse ancora presidente del Consiglio, si può a buon diritto affermare che la questo mo,mento ha inizio quella che viene chiamé\ ta l' « età gioli ttiana ». . 15 Su questo specifico argomento, si veda A. REPACI, Il potere e la piazza e La vittoria mutilata, in « Nord e Sud» rispettiv. del novembre 1968 e del novembre 1969. 116 Bibiioteèaginobianco
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