, Mon.za settant'anni fa vicenda, fecero traboccare il vaso,. Il regicidio costituì l'ultimo anello di questa tragica catena. 6. Non si può peraltro tacere a questo punto che il regicidio determinò una notevole frattura nella linea politica della classe dirigente italiana. Cosa abbastanza rara nella storia dei popoli, l'inizio del secolo XX coincide con una fase nuova della vita nazionale, che si presenta caratterizzata da peculiari lineamenti, tali da porre in essere un ciclo avente connotazioni assai dissimili dal precedente. Il successore di Umberto, Vittorio Emanuele III, iniziò il suo regno in una atmosfera fosca e torbida. Il giovane principe si trovava, al r110mento della tragedia, in una crociera marittima. Egli fu salutato da Gabriele D'Annunzio con un alato poerna che tern1inava così: T'elesse il destino all'alta impresa audace. Tendi l'arco, accendi la face, colpisci, illumina, eroe latino! Venera il lauro, esalta il forte, apri alla nostra virtù le po·rte dei domìni futuri! Ché se il danno e la vergogna duri, quando l'ora sia venuta, tra i ribelli vedrai da vicino anche colui che oggi ti saluta, o tu che chiamato dalla Morte venisti dal mare, Giovane che assunto dalla Morte fosti re del mare. Ma Vittorio Emanuele III era ben lungi dal realizzare l'ideale eroico del poeta. Sottoposto da ragazzo a una disciplina educativa dura e talvolta crt1dele, conscio della propria inferiorità fisica di fronte ad altri sovrani del suo tempo, si era formato un carattere chiuso, diffidente, incline alla aridità e rifuggente da ogni manifestazione retorica e spettacolare; dotato· di solido, ingegno, ma privo di fantasia, pur non venendo mai meno alla linea dinastica dei Savoia, seppe co·gliere l'atmosfera d~l momento, dimostrando di comprendere appieno il significato del gesto omicida che aveva abbattuto suo, padre. L'll agosto 1900, nell'aula del Senato davanti alle due Camere riunite, p_ronunziò il discorso della corona, nel quale fra l'altro disse: « Impavido e sicuro ascendo al trono con la coscienza dei miei diritti e doveri di re. L'Italia abbia fede in me, 115 Bibiiotecaginobianco
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