Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

Antonino Répaci giungere al potere personale regio, sia pure nell'ambito della più stretta e farisaica osservanza dello Statuto 7 ; ond'è che rettamente la politica umbertina fu definita nella prima fase del regno a sfonda imperialistica, nella seconda nettamente guglielmi11a·8 • 4. Ligio alla tradizione, dunque, Umberto I proseguì una politica di interesse dinastico e non di interesse nazionale. L'alleanza con gli Imperi centrali fu conclusa personalmente dal Re, come viene confermato da fonte non sospetta: « La slealtà usata dalla Francia nell'assumersi il protettorato della Tunisia e il conseguito eccidio di Marsiglia, le proteste del Papa sulle miserevoli condizioni in cui era ridotta la deferenza interessata di Bis1nark verso il Vaticano e altri motivi ancora consigliarono il Re a rafforzare la posizione politica del suo Paese nella compagine europea con u11aferma alleanza: a tale scopo decise di visitare l'Imperatore d'Austria e, accompagnato dalla Regina e dai due ministri Depretis e Mancini, giunse il 27 ottobre 1881 a Vienna, dove nel convito di una sera sola gettava le basi di quella triplice alleanza politica e militare c11e il 20 maggio 1882 veniva poi formalmente stipulata fra l'Italia, l'Austria e la Germania ... L'opportunità, anzi la necessità di u.na alleanza con nazioni di noi più potenti è un fatto innegabile: sarebbe quindi inutile affermare 'la provvidenzialità della Triplice, dovuta tutta alla fine politica (sic!) di Umberto » 9 • Sia Umberto I, sia i suoi servitori non si erano neppure posti il problema delle conseguenze che codesta alleanza avrebbe potuto pro,durre sulle future scelte politiche e sulle aspirazioni delle popolazioni irredente, che in essa videro, oltre che un oltraggio alla memoria dei martiri e ai principi del Risorgimento, un vassallaggio in cui l'Italia sarebbe divenuta - come divenne - 1nancipia della Germania col sottostare ai volgari ricatti e alla sarcastiche beffe del Bismark, soltanto perché ciò significava mantenimento del sistema di conservazione e difesa comune del privilegio contro ogni possibile offensiva popolare. Scrisse molto, esattamente Arturo Labriola: « •u Casa Savoia ha sempre temuto che un'alleanza con la Francia repubblicana dovesse portare in. casa la repub~ 7 Giova tenere presente che Sonnino, nel saggio citato a nota 2, era il portavoce delle tendenze e delle idee del sovrano e della Corte. Osserva in proposito LABRI0LA (Arturo) che gli atti di repressione e le ondate di reazione umbertina facevano se~pre seguito - vedi caso! -- ai colloqui del Re col suo imperial cugino Guglielmo II (Storia di dieci anni, ed. Il Viandante, Milano, 1910, p. 27, specialmente la nota 13 al cap. I). 8 Op. cit. a nota 1, p. 256. 9 G. GRAZIANO, Umberto I di Savoia, ed. Sacerdote, Torino, 1904, pp. XXXII e LXXIV. 112 Bibiiotec·aginobianco

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