.. Monza settant'anni fa essendo solida, qitesta avrebbe supplica e accelerata la ricomposizione della funzione parlamentare »5 • Ma a questa argomentazione ribatteva Antonio De Viti De Marco: « Non è liberale, dunque, il tzostro sistema tributario; non è liberale la nostra politica commerciale; non è libertà il protezionismo; non è libertà l'accentramento che asservisce le iniziative locali all'arbitrio del Governo; non è libertà la dipendenza della magistratura dal potere esecutivo. Noi siamo arrivati a una organizzazione settaria di una piccola classe, che dal Parlamento invade, opprime, corrompe tutto. Ecco la ti- • I rannza .... La incapacità del popolo di difendere i suoi interessi non trasferisce alle classi dirigenti il diritto di conci,lcarli. Che il popolo mostri violentemente il desiderio di scuotere un giogo, non dice che il desiderio non esista. Io ho fame e grido e bestemn1io per avere del pane, mentre potrei procurarmelo domandandolo semplicemente. Ebbene, dopo gli opp·ortuni rimproveri per la bestemmia, mi si darà o no il pane? Questa è la questione. Il darmelo o no dovrebbe dipendere dal fatto che io abbia o non abbia fame, e non dal modo con cu.i faccio noto il mio bisogn.o. Ecco la fallacia del ragionamento che 111.olticonservatori fanno oggi in Italia. Le masse si rivoltano contro il malgoverno; fanno male a rivoltarsi quando potrebebro evolversi; ma esiste o no il malgovern.o? Nell'interesse delle classi dirigenti questo è il proble1na » 6 • Soggiunge questo scrittore che il Parlamento, nella lotta fra il popolo e il potere, ha finito sempre col sostenere il potere. Ma chi era allora il potere in Italia se non la monarchia? Se scarsa e velleitaria era l'autonomia del Parlamento, nulla era quella del Governo,. Depretis, Crispi, Pelloux, Saracco e gli altri presidenti umbertini non rappresentavano se non altrettanti volti della Medusa dinastica, le cui metamorfosi erano, in funzione delle cangianti situazioni politiche. I 1ninisteri non erano emanazioni del Parlamento, ma prodotti sintetici di una mal dissimulata alchimia di Corte. Il discredito dell'istituto parlamentare, la corruzione della vita politica, le sordide manipolazioni elettorali (no·n certamente inventate da Giolitti!), altro non erano che la carta truccata del vecchio giuoco antidemocratico e antipopolare. Questo giuoco subdolo e sottile, collocato· nel quadro generale delle alleanze con gli Imperi centrali, dell'espansionismo co.Joniale e delle repressioni poliziesche, rivela per chiari e inequivoci segni il proposito dei circoli dinastici di · s D. ZANICHELLI, Il carattere costituzionale del r:egno di Umberto I, in « Nuova Antologia », 1900, V, p. 10. 6 A. DE VITI DE MARCO, Le recenti sommosse in Italia, in « Giornale degli Econo 4 rnisti », 1898, Sez. I, p. 517 segg. 111 Bibliotecaginobianco
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