Antonino Répaci Roma addì 6 giugno 1898 - ore 21,20 Ho preso in esame la proposta delle ricC?mpen_sepresentatami dal ministro della guerra a favore delle truppe da lei dipen.denti e col darvi la mia approvazione fui lieto e orgoglioso di onorare la virtù di disciplina, abnegazione e valore di cui esse offersero mirabile esempio. A Lei poi personalmente volli conferi re motu proprio la Croce di Grand'Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, per rimeritare il servizio che Ella rese .alle istituzioni e alla civiltà e perché Le attesti col mio affetto la riconoscenza mia e della Patria. UMBERTO .Si sostiene anche da storici autorevolissimi 4 che il re Umberto sia stato assai rispettoso delle regole costituzionali e delle prerogative parlamentari; ma si dimentica che così come era fatto lo Statuto albertino, per chi lo volesse interpretare nella sua rigida letteralità, l'essere « re costituzionale » coincideva col far prevalere le prerogative regie, e che a stretto rigore, una rigorosa applicazione dello Statuto no,n contrastava affatto con un sostanziale g,overno per~onale del re, ma semmai lo convalidava, come dimostrò il Sonnino nel saggio sopra citato. È fuori di dubbio anzi, che una interpretazione evo1utiva dello Statuto nel senso di ridurre il potere personale del re a favore del Governo e del Parlamento, se è storicamente legittima e - più ancora - doverosa, considerata rispetto allo1 spirito che anima le costituzioni mo·derne, si risolve invece in una violazione del suo dettato· letterale. Di questo contrasto gli spiriti dell'epoca più sensibili alla dialettica politica, sentirono il disagio. Così lo Zanichelli, quando credette di giustificare la situazione con lo scarso senso politico, degli italiani: « Il disfacimento e l'impotenza dei partiti e dei gruppi nella Can1era elettiva - così egli scrive - ...non avrebbero prodotto tristi effetti in un Paese dove le tradizioni e i precedenti avessero incoraggiato il Re a intendere l'obbligo statutario nel senso del sistema rappresen.tativo puro, ma ciò da noi era impossibile, per le ragioni già dette, che si attengono all'indole e all'idea del Re; e perché il ceto politico italiano, cui era gloria l'avere attuato il sistema parlamentare, a questo non avrebbe allora volontariamente rinunciato. Inoltre se l'Italia fosse stata un Paese vecchio, abituato alla libertà politica, la deficienza e la disorganizzazione delle Asserrtblee n.on avrebbero avuto una così gra11de importanz.a, perché, la compagine dello Stato 4 B. CROCE, Storia d'Italia dal 1870 al 1915, ed. Laterza, Bari, 1928, p. 43. 110 Bibiiotecaginobianco
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