Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

.. Monza settant'anni fa alleanze reazionarie, avevano esasperato non soltanto le masse affamate dei poveri cafoni siciliani, ma benanche - e qui sta il significato rivoluzionario dell'evento - quelle più progredite del Nord, cl1e con molta precisione avevano individuato nella Monarchia la causa prima ed efficiente di tali malanni. Ma l'ondata a11timonarchica aveva investito anche ambienti più elevati, la cui ostilità poteva costituire per la .lVlonarchia un pericolo più diretto e immanente: la borghesia lombarda, entrata appena allora nella fase del capitalismo industriale, vedeva di malocchio la politica imperialistica di Crispi, che pregiudicava gravemente quello che era allora l'obiettivo da essa perseguito: la formazione di un mercato nazionale, che esige, nella sua fase formativa - come è noto - una politica di pace. Che il re Umberto in queste direttive abbia assunto la parte dell'animatore o quella del succube più o meno volontario, ha scarsa rilevanza; sta di fatto che i suoi stessi agiografi gli hanno fatto carico di essersi « troppo esposto ». Scriveva nel 1900 Ercole Vidari: « La monarchia... e chi la rappresentava, cominciò a essere sospettata, segnata a dito, accusata, e fatta capro espiatorio dei n1irzistri che governavano in nome suo. Però, a dir vero, neppure essa fil senza peccato: e peccò per mancanza di iniziativa e di energia, perclié parve che si acconciasse troppo facilmente a qual1,1,nqiteparere dei suoi ministri, che non rifuggivano dal violare apertamente a11che lo Statuto; ministri, che mutandosi contin1,tarr1ente per le mtltevolissi,ne condizio11i parlamentari, lasciavano ripercuotere sul Sovrano tale incertezza e instabilità di propositi, abilmente sfruttate dai partiti estremi. Così la monarchia perdeva di autorità e di prestigio, e la parola del pri11cipe non fil più rite11ilta sacra e sicura; anzi fu discitssa con una libertà, che spesso degenerò in li~ cenza e ribellione... Così scadeva nella opinione di 1nolti, e massime delle classi minori, l'istitttto monarcl1ico; un istituto ch,e, se non è sorretto dalla riverenza tlniversale, non può reggere a lttngo » 3 • Non è un mistero per nessuno la personale simpatia del re per il Crispi, simpatia manifestata per chiari segni coi suoi interventi per designarlo al Governo o per impedirne la caduta. Ma qualora ciò non bastasse, sarebbe di per sé sufficiente un documento, nel quale l'infamia e il cinismo di chi lo escogitò sono superati unicamente dalla sconsideratezza di chi lo sottoscrisse: e questo documento è il regio encomio rivolto al generale Bava Beccaris, l'eroico massacratore degli inermi cit: tadini milanesi nelle stragi del maggio 1888. Vale la pena di riprodurne il testo: 3 E. VIDARI, Dopo la morte del Re, in « Nuova Antologia», 1900, V, p. 41 segg. 109 Bìbliotecaginobianco

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