Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

... CRONACHE E MEMORIE Monza settant'anni fa di Antonino Répaci 1. Il 29 luglio 1900 il re Umberto I, di ritorno dalla cerimonia di premiazione di 11na g,ara ginnastica verso la reggia di Monza, nel momento in cui saliva sulla carrozza, venne fatto segno ad alcuni colpi di rivoltella: ferito mortalmente, prima di giungere al palazzo spirava. L'attentatore, un anarchico italiano residente in America, Gaetano Bresci, aveva attraversato l'Atlantico per dare esecuzione a una decisione adottata da circoli anarchici di Patterson. Fu questo il terzo attentato contro Umberto I, che agli occhi degli anarchici dell'epoca aveva impersonato la reazione. Perché prop1io Umberto I e non - per esempio - gli imperatori di Germania e di Russia? Ma a questo interrogativo, ne fa riscontro un altro: quale fu il reale movente dell'attentatore? chi gli armò la mano? Mussolini, pochi anni appresso, in occasione di un altro attentato - fallito - cui fu fatto bersaglio Vittorio Emanuele III, disse che gli attentati per i sovrani sono normali infortuni sul lavoro. Questo giudizio, nella sua lapidaria sbrigatività, può tutt'al più avere il valore di una buona battuta polemica, cl1e non sfiora neppure la superficie del pro- · blema. Il problema infatti si presenta assai complesso, in quanto coinvolge nei suoi termini tutta la storia della formazione dello Stato unitario. Per tale motivo è anche da respingere il giudizio espresso in sede ufficiale, che il gesto di Bresci sia stato un atto di follia criminale da parte di un irrespo 1 nsabile. Una interpretazione di tal fatta è troppo semplice, anzi semplicistica e - a chi attentamente la esamini - artatamente capziosa ed elusiva. Perciò cl1iunque si assuma il còmpito di rievocare quei tempi e quegli eventi rischia, col darvi credito e col prestarvi acquiescenza, di precludersi la possibilità di rendere storicamente intelligibile un ambiente, una atmosfera, un intero processo politico e sociale. All'indagatore non spetta certamente di approvare o di condannare, ma soltanto di spiegare quel gesto, insano fin che si Vllole e giudiziariamente meritevole di essere perseguito - cqme infatti perseguito fu - ma dettato 105 Bibliotecaginobianco

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