Recensioni prevalentemente di fotografie, di grandi ritratti della città - non occasionalmente disposti, ma costituenti una ideale sequenza cinematografica - questo di Arturo Fratta non può tuttavia considerarsi un libro di « immagini napoletane». Lo stesso at1tore avverte peraltro che « non è, né potrebbe essere, uno studio sullo stato eco,nomico e sociale della città ». Ha però piena consapevolezza di non aver fatto opera illustrativa o vedutistica. Quando ha scelto, tra le 4 mila foto scattate, le 228 che, a suo giudizio, dovevano rappresentare più efficacemente la condizione della città, nelle stie occasioni mancate e nelle sue prospettive futt1re, Arturo Fratta ha fatto principalmente una scelta di linguaggio e di idee. Il risultato conseguito è almeno duplice: le immagini che egli propone colpiscono più delle parole; l'idea che egli suggerisce della città è perfettamente in armonia col modo « nuovo » con il quale da diversi armi a questa parte la più intelligente pubblicistica guarda alla complessa problematica napoletana. Aver sostituito le parole con le immagini, non significa affatto, nel caso di Fratta, aver fatto un'opera di evasione da questa complessa problematica. Ha usato, il mezzo fotografico perché la nostra è la civiltà delle immagini. L'immagine ci costringe ad assumere una precisa responsabilità. Le parole, molto spesso, so1 no un mezzo per nascondere il proprio pensiero. E poi, egli dice, le parole, le vecchie parole di cui disponiamo, non sono, ormai consunte? O, quanto meno, non hanno forse una limitazione spaziale e temporale? Quella che poteva sembrare un'operazione semplice (raggruppare una serie di volti, di personaggi, di ambienti, di paesaggi, di situazioni) è risultata un'operazione difficile dal momento che, com'è naturale, « le fotografie della città non sono la città stessa, ma un modo di vederla », ed ogni immagine diventa un'immagine-concetto quando, come nel caso di Fratta, le immagini sono tutt'altro che neutrali. Il giornalista e lo scrittore sono così sempre presenti. Fratta è, •di volta in volta, attento osservatore della realtà e suo sensibile interprete. È lln lavoro di ricerca e di ap,profondimento che egli com·pie. « Se si fosse affidato alle sole risorse tecniche, miracolistiche, del fenomeno fotografico - rileva giustamente Giuseppe Alario nell'ampio risvolto di copertina - avrebbe risparmiato energie intellettuali, avrebbe abdicato ad un impellente bisogno di scaricare dal proprio animo le imn1agini vere che ha accumulato vivendo, da napoletano colto, i ricordi, la storia, il passato ed il presente, il dramma e la felicità, le ombre e le luci, le speranze e le delusioni d'una città unica al mondo. La sua esperienza di Napoli gli è cresciuta dentro, come lievito, al calore d'una continua maturazio 1 ne morale, affettiva, cultt1rale ». Dominato da un'intima esigenza di verità, Fratta riesce nel suo intento di « comporre fotograficamente il ritratto di Napoli », di dare alla città il suo giusto rilievo, il suo giusto taglio umano, in modo da smentire « certe pagine di gusto ottocentesco, tanto fortunate presso gli estimatori di una napoletanità S1Jperficiale ». Partito con questo pro,po1 sito, Fratta poteva cadere, però, nell'errore opposto a quello çommesso dagli « osservatori di passo ». Se 103 Bibiiotecaginobianco
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