Nord e Sud - anno XVII - n. 127 - luglio 1970

Recensioni nales è proporzionale, infatti, allo scavo ch'essa va facendo del mondo delle « strutture », siano esse psicologiche, sociali o economiche, alla riscoperta della storia « lenta ». Braudel pone l'accento sul carattere lento della storia riuscendo, in tal 1nodo, a collocare nel tempo quelle « strutture » che le nuove metafisiche rischiano di fissare in un universo atemporale e astorico: lo sto·rico francese nega che la sincronia sia qualcosa di diverso da una diacronia « rallentata ». Tuttavia la sua concezione ,della storia « lenta», se sfugge gli archetipi dello strutturalismo fuori dalla storia, rischia di divenire storia della passività o privilegiamento dello sfondo, finendo col risolversi in una onnicomp·rensiva e indistinta « storia sociale». Una contraddizione che non compare a prima vista, avvolta com'è dall'eleganza del linguaggio e da una terminologia cl1e accoglie molte istanze della sociologia e dell'economia e molti rico1 rdi illuministici. I nodi vengono al pettine alla fine quando, ponendosi il problema del ruolo della storia in relazione al presente, Braudel si tro,va ,dinanzi ai temi che, dalla ·sociologia e dall'antropologia odierne, vengono chiamati del « mutamento». Non si tratta più, questa volta, di disegnare sfondi, ma di vedere in che modo il presente si evolve verso il futuro, quali sono le forme del dinamismo ·storico, quali quelli che Croce chiamava « fermenti dissolutori » nell'ambito 1di un determinato corpo sociale e che finiscono col rendere relativa ogni generalizzazione. Lo storico francese esita, accenna alle difficoltà di un discorso « prospettico » e si volge a temi quali l'interdisciplinarietà, le aree culturali, il terzo mondo, per ricalcare le orme della corrente p,iù relativistica dell'antropologia culturale: le civiltà persistono e sono persistenti e si portano dietro il peso delle loro caratteristiche. ·Sono queste le strade che, dalla storia « lenta» governata da strutture, con,ducono allo scetticismo conservatore, verniciato di modernità apparente, e al sorriso stanco ,di chi sa che il ·processo è lungo e conviene asp·ettare. Strade che testimoniano i pericoli di una utilizzazione distorta delle scienze umane, quando la prospettiva del « mutamento » viene trascurata, non è piì1 alla b,ase della ricerca, e il suo vuoto viene colmato da dati filoilogici e dall'assolutizzazione di un metodo fondato sulla generalizzazione degli sfondi sui quali sembra procedere la storia. Le critiche dello storicismo, italiano a questa metodologia divengono, allora, attuali e vanno interpretate come monito verso i falsi bei temi che, ipostatizzando gli elementi unitari del discorso storico, ci fanno perdere il senso dell'equilibrio intercorrente tra struttura e nuova creazione, tra ogni evocazione d'arribiente e di cultura e la consapevolezza che ogni affermazione incisiva va sempre al di là del terreno storico in cui è nata. Riconsiderata sotto questo profilo, la stessa concezione di Braudel uscirebbe depurata dai possibili rischi astraenti e generalizzanti che contiene, e si svolgerebbe verso forme p1 iù articolate e dinamiche in grado di fare fruttare positivamente le nuove indicazioni e riflessioni intorno al concetto di «permanenza». Si chiuderebbe, in~ltre, la porta alle pericolose possibilità 101 Bibliotecaginobianco

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