Nord e Sud - anno XVII - n. 126 - giugno 1970

Argomenti tato in apertura di questa nota sarebbero già sufficienti per smentire la favola corrente di una condizio,ne operaia facile, fatta di comodità, di salute, di sicurezza. Ma per le ragioni che abbiamo illustrato finora, queste cifre, per quanto impressionanti, ci danno una misura infedele della realtà. Esse rendono conto soltanto degli aspetti specifici della patologia professionale, mentre i11 effetti, come abbiamo visto, la patologia professionale moderna tende ad essere soprattutto una patologia aspecifica. Queste cifre non ci dicono niente di tutta la nuova patologia da usura e da invecchiamento precoce, che ha ugualmente le sue radici nella condizione professionale, ma che si manifesta aspecificamente e cioò con una maggiore probabilità dell'infortunio, con alterazioni somatiche proprie di età più avanzate, con il declino della resistenza organica agli stress, infine con quadri psiconevrotici complessi e polimorfi. È questa la patologia professionale prevalente in Italia, anche se essa non figura nelle statistiche delle Cliniche di medicina del Lavoro e nelle statistiche dell'INAIL. Questa patologia la dobbiamo andare a ricercare nei registri dove sono segnate le assenze dal lavoro, o nelle statistiche degli ospedali e delle Mutue che attestano l'aumento vertiginoso delle invalidità, temporanee o croniche, per malattie generiche e l'incremento del 500% delle nevrosi tra gli operai negli ultimi dieci anni. Il fattore di questa paiologia non è « quel dato tipo » di lavoro, ma il « 1nodo » di lavorare; non « la macchina », ma il modo sociale di usare la macchina. Non sono in gioco soltanto la fatica n1uscolare vera e propria e gli elementi ambientali d'ordine fisico (l'inquinamento dell'aria, le condizioni di temperatura, ventilazione e illuminazione, i rumori, le vibrazioni, gli sbalzi di pressione, le rapide accelerazioni e decelerazioni, la tossicità specifica di quella data lavorazi~ne), che pure sono presenti in modo pesante anche nella moderna realtà industriale. · Bisogna riferirsi ad altri elementi. A cominciare dagli orari di lavoro. • SI Soltanto teoricamente, infatti, la settimana lavorativa è di 48 ore. « I medici sanno bene - os~erva Binois - che dietro questa media nascondono notevoli oscillazioni. Per i lavoratori con basse retribuzioni gli straordinari rappresentano l'unico mezzo per poter far qt1adrare il bilancio. Inoltre l'esercizio di una professione secondaria al di fuori delle normali ore di lavoro è largamente diffuso. E non possiamo dimenticare la pesante situazione della donna, che oltre alle faccende domestiche, è costretta a svolgere una professione. Infine la notevole perdita di tempo che comporta il viaggio di andata e ritorno dall'abitazione al posto di Ia:voro contribuisce ad allungare la giornata lavo91 Bibiiotecag inobianco

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