Nord e Sud - anno XVII - n. 126 - giugno 1970

Argomenti sionale, ed ogni ora lavorativa uno ne muore e sessanta se ne feriscono a causa di infortunio. Siamo di fronte ad un fenomeno, ha detto il Presidente dell'Istituto Nazionale per l'assicurazione contro gli Infortuni e le Malattie Professionali (INAIL), che ha le dimensioni di una guerra 2 • È poco probabile che la categoria operaia sia disposta a considerare soddisfacente questo stato di co·se; è invece probabile che la sua pressione per una riforma della legislazione i11dustriale tend•a ad aumentare. Riguardo a questa legislazione, alla sua opportunità ed utilità, il punto di vista degli operai è però soltanto uno dei punti di vista possibili. Nel dibattito storico-politico sulla condizione operaia durante lo sviluppo industriale, non manca il punto di vista secondo cui in realtà questa legislazione avrebbe procurato alla categoria operaia più danni che benefici. « La legislazione industriale - scrive W.H. Hutt - non fu un elemento essenziale per la scomparsa definitiva dei mali » che caratterizzarono il sistema della fabbrica prima dei Factory Acts. Questi mali sarebbero scomparsi spontaneamente in conseguenza dello sviluppo industriale in quanto tale. Gli operai ebbero « il torto » di non aspettare con pazienza questo sviluppo e di lasciarsi sedurre da filantropi inclfni ad un culto smodato della salute delicata. I Factory Acts produssero vantaggi apparenti ed aumentarono le sofferenze degli operai. Per esempio « gli orari lavorativi più brevi non furono ottenuti senza sacrifici; si può dire che essi furono acquist,ati dai lavoratori con la loro accettazione di salari inferiori, e dalla comunità in termini di riduzione della produttività ». Così nel caso del lavoro infantile « gli effetti andarono al di là di una semplice ·perdita del posto di lavoro; i fanciulli persero il risultato del loro tirocinio e, per conseguenza, la loro specializzazione da adulti ». Né « si conosce alcun serio tentativo, di stimare le sofferenze dei fanciulli che furo·no scacciati dal lavoro dai diversi Factory Acts ». Infine non bisogna dimenticare l'effetto dei Factory Acts sulla produzione: « ci fu, ovviamente, una perdita di potenziale produttivo » 3 • Per un lungo periodo di tempo, anche gli industriali hanno considerato la legislazione sulle fabbriche un errore e, vuoi per ragioni umanitarie vuoi per ragioni produttivistiche, ne hanno strenuamente ostacolato lo svilup·po. Quando per esempio· gli operai scioperavano per ottenere una riduzione degli orari di lavo,ro, gli industriali si oppone2 « Il Giorno», 10 aprile 1968, pag. 4. 3 V. H. Hurr, Il sistema della fabbrica nel primo ottocento, in Il capitalismo e gli storici. Centro di ricerca e documentazione L. Einaudi, Sansoni, 1967. 85 Bi biiotecaginobianco

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