Nord e Sud - anno XVII - n. 126 - giugno 1970

Lucio Rosaia Tra il 196,7 e il 1968, nell'industria ad un aumento dell'occupazione di circa l'l % ha ·corrisposto un aumento degli infortuni del 2,03%; nell'agricoltura, ad una riduzione dell'occupazione del 7,43% l1a corrisposto un incremento degli infortuni dello 0,74%. Gli infortuni cui si riferiscono queste cifre sono, gli infortuni regolarmente denunciati. Secondo l'ENPI (Ente Nazionale per la prevenzione degli infortuni), il numero degli infortuni non denunciati è circa dieci volte maggiore di quello degli infortuni denunciati 1 • Restando alle statistiche ufficiali, la nostra posizione negli infortuni in campo i11ternazionale è questa: Indici di frequenza (per 1.000 operai-anno) dei casi in complesso e dei casi mortali: Germania Occidentale 110 0,25 Italia . • 200 0,40 Belgio • • • 107 0,13 Lussemburgo . 220 0,40 Olanda • . . • 140 0,20 Francia . • • 120 0,20 Nelle industrie manifatturiere il nostro indice è il doppio di quello degli Stati Uniti, cinque volte quello d·ell'Inghilterra, dieci volte quello della Svezia. Nel settore delle cos,truzioni la situazione è questa: ogni anno un infortunio ogni 3 operai ed un morto ogni 1400 operai. Rispetto agli altri paesi, sempre nel settore delle costruzioni abbiamo questi dati: Nuniero dei decessi ogni 1.000 operai (anno 1965): Germania Francia . U.S.A. . • Gran Bretagna . Italia . • • • O51 . , 0,51 0,56 0,17 0,82 Sul piano economico questi indici si traducono in una perdita secca di centinaia di miliardi all'anno (ad esempio nel 1966, secondo una stima del CNEL, tra costi diretti e costi indiretti, si sono peTduti oltre 650 miliardi); sul piano umano riguardano costi per i quali evidentemente non esiste un accettabile metro di valutazione. In sostanza, in Italia ogni nove ore muore un uomo a causa di malattia prof es1 ADN Kronos-Scienza e sanità, n. 126, 16 maggio 1968, pag. 1: Intervista col direttore generale dell'E.N.P.I., avv. M. Eboli. I 84 Bibiiotecaginobianco •

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