Nord e Sud - anno XVII - n. 126 - giugno 1970

, Giornale a più voci maggiore vanno ricercati nella scarsa omogeneità politica delle forze impegnatesi nella collaborazione. Nelle comunali del 1964 i partiti di centro-sinistra ottennero il 46,9 per cento dei voti (200.742 la DC; 37.895 il PSI, nella cui lista confluirono esponenti repubblicani; 32.999 il PSDI). Fu 11n risultato apprezzabile se confrontato con le elezioni del 1962, in cui gli stessi partiti avevano raggiunto una per~entuale di gran lunga inferiore (il PDIUM aveva ottenuto ancora la maggioranza relativa con 176.788 voti), ma insufficiente per determinare a Palazzo San Giacomo l'auspicata svolta democratica. Il cartello delle opposizioni (il PCI con 142.279 voti, il PSIUP con 9.629, il PLI con 46.307, il PDIUM con 48·.338 e il MSI con 59.574) raggiungeva la percentuale del 52,9%. Non c'erano che due soluzioni: dar vita ad un centro-sinistra minoritario con la _consapevolezza di cadere alla prima votazione in cui fosse stata necessaria la metà più uno dei voti, ma la cui ragione d'essere poteva ricercarsi in una prova di impegno e di volontà offerta dai partiti di centro-sinistra; oppt1re ricorrere aid una ennesima gestione com•missariale, sia pure limitata al tempo strettamente necessario per indire nuove elezioni. La DC trovò più coerente con il suo più recente passato e con la composizione interna del suo gruppo consiliare, dove i notabili laurini e neofascisti erano largamente rappresentati, portare a termine un'altra operazione trasformistica e catturò tre consiglieri eletti nella lista del PDIUM (una analoga operazione aveva luogo, contemporaneamente, alla Provincia). La « geografia politica» d·el Consiglio comunale mutò, così, all'improvviso. La DC poté formare un gruppo di ben 32 consiglieri che, uniti ai 9 consiglieri socialisti (5 del PSI e 4 del PSDI) resero possibile una maggioranza di centrosinistra. Altre modifiche nella composizione dei gruppi si ebbero successivamente con il passaggio del ·comunista Mario Ferro e del socialproletario Luigi Locoratolo nell'area democratica: il primo aderì al PRI e il secondo, che si era già distinto alla Sala dei Baroni per la vigorosa denuncia della speculazione INCIS ('definita dalla -pagina napoletana de « Il Tempo» la « speculazione-miliardo ») al gru,p,po socialista. Il raggiungimento della metà più uno dei seggi, con l'operazione squillo della DCi, ebbe un prezzo ·politico molto alto p·er i promotori ,del reclutamento in-discriminato del personale laurino e suscitò energiche reazioni: come, ad esem.pio, le dimissioni ·da consigliere comunale dell'on. Pietro Lezzi. In effetti, la DC rese ancora più eterogeneo il suo gruppo consiliare, più aperto alla rissa interna, più distratto dai ·problemi della città, meno disponibile ad una azione di rottura e di rinnovamento, più interessato alle questioni di sottogoverno. Sui resti del disgregato !aurismo la DC poteva p~oclamarsi, a Napoli, il nuovo partito-guida. Una nuova destra politica, economica ed urbanistica, non meno arretrata culturalmente anche se più scaltrita politicamente di quella monarchico-fascista, sorgeva all'interno della DC. Quando il Comune si è accinto a moralizzare il settore dei .mercati, a sconfiggere la camorra dela rete distributiva, a ripristinare lo stato di diritto nell'attività edilizia, a programmare l'uso del territorio e lo sviluppo ur77 Bibliotecaginobianco

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