Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

Il Patto violato terna ungherese o cecoslovacca stessero evolvendo in una direzione pericolosa per la sicurezza dei paesi alleati e dal fatto che, comunque, la norma in questione parla di misure « concordate », bisogna considerare che l'art. 8 sancisce in modo esplicito l'impegno degli alleati di confonnarsi nei loro rapporti « ai principi del rispetto reciproco della loro indipendenza e della loro sovranità, così come della non-ingerenza negli affari interni », il che dovrebbe escludere nel modo più assoluto che le misure previste dall'art. 4 e dalle altre norme siano in contrasto con detti principi. È chiaro, dunque, che se l'Unione Sovietica rispettasse le norme del Trattato, le cose andrebbero molto diversamente. Fatto è che da parte sovietica si fa sempre più scoperto il tentativo di escludere la validità del diritto internazionale all'interno della comunità socialista, a vantaggio di una sorta di « superdiritto » applicabile nei rapporti con gli alleati. Ma nella misura in cui si fanno valere tali concetti anche all'interno del Patto, negando ai men1bri, in nome dell'internazionalismo, gli attributi dell'indipendenza e della sovranità nazionale, irreparabilmente si perde il valore dell'alleanza. I sovietici, infatti, erano soliti evocare il rifiuto opposto dagli occidentali nel 1954 alla loro richiesta di adesione alla NATO, per dimostrare il carattere « chiuso» dell'alleanza e per far risaltare il carattere « aperto» del Patto di Varsavia, sancito dall'art. 9 del Trattato in cui si afferma che esso è aperto a tutti gli Stati « indipendentemente dal regime sociale e politico ». Ora, se il Trattato fosse veramente « aperto », si potrebbe anche ipotizzare l'adesione di un paese capitalista, nel qual caso non sarebbe più possibile mantenere un atteggiamento discriminatorio, poiché i membri di una stessa alleanza hanno diritto al medesimo trattamento; se invece si pretende di applicare fra i membri dell'alleanza, in quanto socialisti, un àiritto speciale, è chiaro che l'ipotesi che facevamo poc'anzi è condannata a non aver riscontro nella realtà, dimostrando così che il Patto è « aperto » solo in teoria. La « dottrina Brezhnev » della sovranità limitata è la trovata più recente del pensiero giuridico sovietico, che, portata alléestreme conseguenze, finirebbe per negare l'esistenza di una qualsiasi norma di diritto internazionale tra i paesi socialisti. Sintomatico è al riguardo l'atteggiamento dei sovietici che, rifiutandosi di considerare i contrasti con gli alleati come tali, tendono a liquidarli come affari interni 9 • 9 Diversamente, ammettendo che si tratta di conflitti interstatali, si avrebbe un'ennesima violazione del Trattato, che all'art. 1 dice: « Le parti contraenti s'impegnano, in conformità con la Carta dell'ONU, ad astenersi nei loro rapporti internazionali da ogni minaccia di violènza ». 93 BibliotecaGino Bianco

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