Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

Sergio Antonucci In questi brani vediamo come motivazioni e situazioni analoghe se non più gravi di quelle che erano alla base dei casi riportati nelle pagine che precedono, possono essere viste ed espresse dai più poveri, disgraziati e semplici. Gli elementi di fatto sono pressoché analoghi, nelle grandi linee, ma qui non vediamo il mito ed i suoi riflessi più o meno consapevoli, più o meno strumentalizzati. Qui la questione è di miseria e di fame, il linguaggio è quello della miseria e della fame, senza idealizzazioni mitologiche. Lo scopo che si vuole ottenere è immediato e scoperto. Questa motivazione essenziale - che non ha bisogno di giustificazioni - trova la sua espressione in un linguaggio essenziale: il linguaggio dei poveri. Mi sembra che questo, meglio di tanti discorsi, valga a dimostrare quanta sovrastruttura vi sia (e si tenda ad alimentare) nella nostra società, in questo settore di rapporti e nelle relative componenti ed articolazioni psicologiche, ideologiche e verbali. SERGIO ANTONUCCI 80 BibliotecaGino Bianco

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