Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

Sergio Antonucci può dirsi per quanto riguarda i varii « sottofiloni » che mi è parso di poter mettere in evidenza nell'ambito di questo « mito aziendale ». Questo lavoro ha i limiti del materiale che ho raccolto, e del modo nel quale l'ho raccolto: annotazioni fatte nei ritagli di tempo o alla fine della giornata di lavoro, dopo la firma serale della posta. Il significato che mi sembra ci sia (se c'è), è quello che mi sembrava di vedere nelle cose che mi passavano sotto gli occhi e che ho cercato qui di esprimere. Un significato di fronte al quale, comunque, ero impotente: l'organizzazione ed il ritmo del lavoro in un ufficio del genere non consente di soffermarsi su tutti i casi particolari e « significativi » quando siano privi di interesse « operativo » effettivo e concreto e quando non si vedano possibilità per gli interessati. E molto di rado consente risposte che escano dal solito standard delle lettere negative presta1npate. Il che, purtroppo, perpetua un linguaggio fra sordi (il fatto è che anche i sordi riescono a comprendersi fra loro; mentre, nel nostro caso, il sistema delle risposte standard ad individui ai quali, molto spesso, bisognerebbe invece spiegare una quantità enorme di cose, dalle fondamenta, rappresenta una mancanza di comunicazione totale). Per un numero ancora enorme di persone « il posto » appare ancora un miraggio e l'aspirazione al lavoro, o ad un lavoro più sicuro e soddisfacente, molto spesso viene « giustificata » dalla elencazione di disperate condizioni familiari; vediamo giovani alla ricerca di prima occupazione chiederci « umilmente scusa per aver osato disturbare la Signoria Vs. III.ma» ... Siamo ancora, evidentemente, molto lontani dalla consapevolezza che la ricerca di un lavoro - a parte la retorica del « diritto al lavoro» - è una cosa naturale ed ovvia che non dovrebbe quindi essere motivata da tante storie, giustificazioni e spiegazioni, e scuse ai potenti. Questa realtà può essere testimoniata da chiunque svolga un'attività del genere in una grande azienda ed abbia quindi avanti agli occhi un flusso di domande di assunzione e di aspiranti in carne ed ossa: al di sotto di una certa crosta di benessere e di soddisfacente occupazione (nelle statistiche ufficiali), l'Italia dei poveri, dei disoccupati, dei cani frustati, anche se fomiti di laurea o di diploma, continua ad esistere. Migliaia di domande di assunzione sui nostri tavoli o di persone sedute davanti a noi, migliaia di storie, di casi umani, di situazioni personali, a testimonianza di questa realtà. Ed anche alcune costanti. Una di queste è appunto la proiezione, dicevo, di un miraggio che viene espresso in generale - consapevolmente o no - sotto forma di esaltazione della società alla quale ci si 66 BibliotecaGino Bianco

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