Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

Pasquale Emilio Principe manentemente su tutti i magistrati parrebbe più rassicurante ove venisse eliminata anche la possibilità del sospetto che in seno al Consiglio una precostituita maggioranza di magistrati si schieri a difesa del magistrato disonesto o incapace. V'è ancora di più. Ove il Consiglio superiore fosse con1posto con maggioranza di « laici », fosse composto, ad esempio, di 21 membri, 10 dei quali magist·rati, dieci eletti dal Parlamento, più il Capo dello Stato, presidente: avesse cioè una maggioranza di provenienza parlamentare, l'assunzione dei magi·strati (che è riservata al Consiglio superiore della magistratura) presenterebbe il crisma di quell'investitura popolare la cui mancanza attualmente costituisce, nel sistema di avanzata democrazia realizzato dalla nostra Carta costituzionale, un'anomalia del potere giudiziario rispetto agli altri poteri. Una volta eliminata la maggioranza di magistrati in seno al Consiglio, sarebbe anche scongiurato il pericolo - al quale innanzi accennavamo - che questo o quel gruppo organizzato di magistrati possa finire, in pratica, col riunire, nelle sue mani, tutto il « potere giudiziario» e trasformarsi così in casta. Sui mezzi diretti a rendere concreta la responsabilità dei giudici, si potrebbe ancora parlare, ad esempio, di una nuova, più chiara e più democratica strutturazione del pubblico ministero, che facesse di questo organo un più conveniente ed efficace strumento di propulsione e di controllo suU'attività del giudice. Ma qui si aprirebbe un altro lungo discorso che conviene per ora lasciare da parte. L'indipendenza (interna ed esterna) dei giudici da un lato, e la effettiva responsabilità dei giudici in ordine alla loro doverosa obbedienza alla legge, dall'altro, restano i due pilastri essenziali, come dicevamo in principio, della libertà della giustizia, condizione essenziale a sua volta delle libertà democratiche. PASQUALE EMILIO PRINCIPE 48 BibliotecaGino Bianco

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