Il progran11natore deluso operative. È un impegno politico a prendere certe decisioni durante un certo periodo di tempo. La Legge che lo approva non pone in essere obbligazioni e vincoli giuridici immediati, ma fissa l'indirizzo politico che i governi seguiranno durante il quinquennio ». L'unico, effettivo valore del Programma, è questo. E non deriva da una sua logica interna, non consiste in una intrinseca funzionalità della sua f or1nulazione, ma risiede unicamente nella possibili ta di ottenere, su di esso, l'impegno delle forze politiche che intendono attuarlo. A questo punto, l'obbiezione di metodo si risolve chiaramente in una obbiezione politica. Malgrado le apparenze, il contrasto sul metodo della programmazione non esprime, infattj, dissensi di rilievo. Che venza stabilito in anticipo un quadro generale di riferimento, che peraltro richiede continui aggiornamenti, oppure che si stabiliscano singoli programmi operativi (quelli che Saraceno ·definisce programrni a obbiettivo) dotati di una loro coerenza e flessibilità e inseriti in un progetto generale, rispetto al quale se ne accerti periodicamente la verifica nel grado di attuazione, potrebbe anche non significare molto. Quello che invece sembra contare, in effetti, è la possibilità di impegnare sulle scelte del piano le forze politiche del paese. Per questo impegno, almeno nella forma in cui lo si intende espresso attraverso l'approvazione del Parlamento, non si può trascurare la considera7ione che, aln1eno per il Programma 66-70, l'impegno politico e la stessa approvazione per legge da parte del Parlamento non hanno jmpedito al piano di rimanere disatteso e non glielo impedirebbero, presumibilmente, in avvenir . Se invece per impegno delle forze politiche si intende la volontà politica, appare più che fondata l'osservazione di Saraceno quando avverte: « che senso ha configurare un Programma prescindendo dalla volontà di chi deve attuarlo e dalle capacità deg,li uomini che vi sono preposti? Con questa mentalità si possono redigere relazioni a congressi, n1a non si governano le cose di questo mondo ». In effetti, un conto è discutere sul metodo della programmazione, sulle sue procedure e sulle tecniche più idonee ad assicurarne l'incisività e l'efficacia necessarie, un altro è rice11care quell'assetto istituzionale e politico che ne garantisca l'applicazione nella sfera operativa. Pe_r questa via si giunge a quell'aspetto della crisi della progvammazione che investe la sua stessa concezione di sistema istituzionale. Siamo cioè sul terreno dove è stata spesso chiamata in causa, con lunghi discorsi, la condotta idei sindacati e deHe forze politiche, sia di quelle che approvarono a suo tempo il Programma 66-70, sia di 29 BibliotecaGino Bianco
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