Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

L'industrializzazione carente avveduta, devono essere raggiunte indirizzando con appropriati e specifici incentivi gli operatori, ed in prima - ma non esclusiva - istanza quelli pubblici, al loro conseguimento. « A Gela si è combattuta - e tuttora si può combattere - una battaglia importante ... :È quella sulle vere finalità della industria di stato e del capitalismo di stato. Agli inizi degli anni '60 certe oondizioni politiche potevano far credere nella possibilità che l'industria pubblica avrebbe avuto una funzione antimonopolistica, essenziale per la rinascita del Mezzogiorno e per lo sviluppo democratico ·della società italiana; alla fine degli anni '60 queste illusioni sono state spazzate via dalla realtà » 12 • Ora la funzione antimonopolistica, che pure non si può negare ì'ENI abbia assolto, non coincide neoessariamente con quella di assicurare la « rinascita » del Mezzogiorno: anzi preoccupazioni di cont·rospeculazione monopolistica potevano portare, e di fatto portarono, l'azienda petrolifera di Stato ad accentuare le sue caratteristiche di competitività, entrando in conflitto con altri obiettivi della politica economica italiana ed in partiooJare con quello di assicurare uno sviluppo delle attività 1 produttive nel MezzogiO'mo garantendo certi livelli .di oocupazione. Più meritevole di meditazione appare invece l'argomento avanzato dagli autori circa il rapporto tra « riceventi » e « agenti », cioè tra popolazione locale e « lo Stato o un organo teoricamente da questo control1ato » 13 , ovvero nria « strumenti » (Enti pubblici, ecc.) ed « oggetti » ( cioè le comunità locali) ,della poli tioa di sviluppo. Infatti fin dall'inizio degli anni cinquanta, quando ebbe origine in momenti particolarmente drammatici, la politica di intervento straordinario nel Mezzogiorno si trovò di fronte ad un dilemma: da una parte assicurare nel modo più efficace l'impiego delle risorse finanziarie disponibili, dall'altra rendere ·possibile l'effettiva responsabilizzazione delle forze locali, il che poteva avvenire solo a spese della rapidità e dell'efficienza dell'intervento. Il compromesso tra queste istanze in contrasto fu la oostante preoccupazione dei meridionalisti più consapevoli. Solo negli anni sessanta, sotto le spinte per una soluzione dei problemi meridionali in tempi brevi, finì col prevalere la tendenza ad essere larghi di aiuti ai grandi complessi industriali di base, molti 12 H. & M., cit., p. 126. Nel caso di Gela essi parlano addirittura de1la « fine deil'illusione per chi credeva nel ruolo di rinnovamento dell'industria di Stato in funr zione anticapitalista e anticolonialista ». 13 H. & M., cit., p. 128-129. 19 Biblioteca·Gino Bianco

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