Adriana Bich stra generazione gram·sciana o, se si preferisce, crociana, termini che, allontanandosi nel tempO', appaiono sempre più complementari anziché antitetici, confluendo in quella tradizione nazional-popolare che poi è la radice stessa di ogni definiziO'ne del populismo, nostrano e non. Il prO'blema fondamentale del populismo, infatti, è che esso sfocia naturalmente in una letteratura « per» il popolo. Sklovskij si chiede se ciò significa che « l'arte deve essere comprensibile per il popolo » o che « l'arte deve essere comp,resa dal popolo ». La distinzione è importante, perché solo nel secondo caso, cadute tutte le implicazioni di umanitarismo protettivo e di conservatorismo apologetico, si giunge ad una cultura « del» popolo. Ora, sul piano estetico, la grandezza di uno scrittore è direttamente proporzionale alla sua capacità di attingere quell' « universale» che fu già la conquista del romanticismo, e la radice stessa della sua contraddizione, perché jnclude tanto la vicenda segreta del cuore dell'uomo, quanto la sua corale partecipazirme a determinare gli eventi. E proprio in questo duali,smo si rintraociano le elusive componenti del « popolare» nell'arte. Che nello scrittore si specohi la coscienza di tutti perché egli appare superuomo, infatti, o perché si sente « uno della folla», cambia poco, perché è certo che egli si cala in tale condizione in misura così squisita ed eccezional~ da implicare di per se stessa un distacco, una capacità che riconduce sempre alla figura del padre dell'educatore, del modello da riprodurre. 126 BibliotecaGino Bianco I dubbi sulla essenza dell'arte che tormentavano Tolstoj sono indicativi. Sklovskij ricorda le sue paro• le: « Solo l'arte non conosce condizioni né ili spazio, né di tempo, né di movimento, solo l'arte è sempre ostile alla simmetria, al cerchio, coglie la sostanza». Ma ritiene che egli, nella ricerca di « una assimilazione più semplice, quasi preestetica », del fatto artistico, mise a nudo un problema ancor più profondo e insolubile, vi,sto che non è neppure possibile rispondere 1n modo univoco alla domanda. « È semplice la parola stessa, base dell'arte?». E Skloviskij, anche se in lui lo stile, gli « occhiali politici» attraverso cui guarda il mondo, sono volutamente e dichiaratamente tolstojani, non condivide di Tolstoj il pedagogismo umanitario, di cui ritiene emblematiohe, nella Russia degli anni precedenti la Rivoluzione, le intraprese editoriali della casa « L'intermediario», ma da cui non fu immune allora nessun settore della cultura europea. L'intellettuale russo, osserva Asor Rosa 4 « scarica tutti i suoi fermenti progressivi nella organizzazione, e assai più spesso nella mitizzazione, dell'ordine contadino russo, forma statica e al tempo stesso ideale di una grande Nazionalità». E Sklovskij: « La comprensione universale è per Tolstoj universalità umana, ma ritiene universalmente comprensibile ciò che lo è al contailino. Il contadino diventa l'uomo universale, misura di tutte le cose». Ora, che ci sia meno « aristocraticismo » e « paternalismo» inconscio o cosciente in ciò che nei vari atteggiamenti
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