Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

Francesco Compagna attività extra-agricole. Io mi limiterò a fornire pochissime indicazioni a questo proposito. La principale è questa: il ritardo economico della Campania, non diversamente da quello delle altre regioni meridionali, dipende dalla ancora limitata presenza di industrie che lavorano per un mercato extra-regionale. E si aggiunga che in Campania, fra queste industrie, non molte, prevalgono di gran lunga quelle che, come le industrie alimentari, trasformano risorse naturali a carattere locale, utilizzando capacità imprenditoriali, tecniche e finanziarie reperibili anche in una economia non ancora adeguatamente sviluppata, oppure quelle industrie, come i cantieri navali, come le officine di riparazione del materiale ferroviario, per le quali il minor costo de!l fattore-lavoro reso possibile dalla disponibilità di manodopera generica ha costi.tuito una motivazione determinante ai fini delle scelte di una localizzazione nella regione. Bene: le prospettive future di sviluppo, per quanto ri- · guarda questi tipi di attività, o risultano pesantemente condizionate da complessi problemi di riorganizzazione e di ridimensionamento, oppure sono prospettive che si presentano ancora positive, ma meno favorevoli di quanto non lo siano state nel recente passato. Si pensi infatti che per quanto riguarda il settore molitorio, della pastificazione, oleario, tessile, cantieri.stico e del materiale ferroviario c'è stata in Campania, fra il '51 ed il '66, una flessione di 37 mila addetti, mentre oggi noi leggiamo della crisi che si aggrava a Torre Annunziata, e non soltanto a Torre Annunziata, per quelle industrie della pasta che non sono riuscite ad ammodernarsi tempestivamente. E così nel settore conserviero, dell'abbigliamento, delle alimentari varie c'è stato in Campania un aumento fra il '51 ed il '66, di 65 mila addetti. Ma oggi dall'Eridania di Napoli, dall'Elvea di Angri, senza dimenticare le fabbriche che, chiudendo, fecero esplodere Battipaglia, c'è chiusura di stabilimenti, c'è riduzione degli occupati. Una forte spinta alla soluzione dei problemi di occupazione non può venire da questi tipi di attività, anche se si tratta di attività che .lavorano per un mercato extra-regionale. Ne consegue che lo sviluppo industriale della Campania deve ricavare il massimo impulso da quelle industrie, con mercato extra-regionale, la cui presenza ancora non si è fatta valere a qualificare in senso moderno la st,ruttura economica della regione: industrie meccaniche, chimiche e parachimiche, elettromeccaniche ed elettrotecniche, che risultano generalmente articolate in aziende di varia dimensione, a tecnologia avanzata, con molteplici interrelazioni che le collegano le une alle altre. Ma queste industrie sono molto sensibili ai fattori ambientali e soprattutto sono molto sensibili al richiamo esercitato da quello che è il più alto dei valori metropolitani, il più selettivo dei fattori ambien120 BibliotecaGino Bianco

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