Francesco Con1pagna pania l'attività del Comitato Regionale della Programmazione (una lettura del territorio della nostra regione), oggi la vostra attenzione io posso richiamarla sulla pubblicazione nel 1969 di Campania in trasformazione. E voglio ricordarla, questa pubblicazione, perché con questo libro noi abbiamo cercato di dare un seguito al discorso aperto nel 1961 e abbiamo cercato di dare una sistemazione più organica ai problemi sollevati dalla relazione presentata al Comitato Regionale della Programmazione. Abbian10 posto così la questione che più ci ha appassionati e che più ci appassiona: la questione del rapporto dialettico, e costruttivo, che si deve stabilire fra Napoli e la sua regione: fra Napoli che comincia a vedere la sua regione cui non ha mai guardato come avrebbe dovuto guardare, se non si fosse chiusa in un ruolo di capitale parassitaria del Mezzogiorno, ed una regione che dal canto suo comincia a correggere il suo modo di guardare a Napoli, cui ha guardato fin'ora in modo obliquo, rassegnato e diffidente. Noi non abbiamo detto a suo tempo che Napoli non assolve o non è in grado di assolvere alle funzioni di una metropoli. Abbiamo detto, però, che Napoli assolve in maniera ancora molto insoddisfacente a queste funzioni di metropoli, che Napoli non è ancora una metropoli paragonabile ad altre metropoli regionali, del nostro e di altri paesi. Possiamo, d'altra parte, aggiungere che quanto più gli abitanti degli altri centri urbani della Campania dovessero guardare con severità le insufficienze di Napoli e dovessero sollecitare Napoli ad assolvere meglio di quanto non assolva alle sue funzioni metropolitane, tanto più se ne dovrebbero dedurre motivi di compiacimento. Ma, allo stato attuale delle cose, non mi sembra ancora lecito dedurre motivi di compiacimento dalle reazioni di generica insofferenza o di velleitaria concorrenza che, nei confronti di Napoli, sono soliti assumere i ceti dirigenti delle altre province campane. Questi atteggiamenti sono certamente spiegabili, e perfino giustificabili, nella misura in cui Napoli, nei confronti della regione, se non addirittura di tutto il Mezzogiorno, ha esercitato una egemonia parassitaria, tipica di una capitale e non di una metropoli. Resta vero comunque che giudizi severi e soprattutto circostanziati sulla non ancora soddisfacente qualità metropolitana di Napoli dimostrerebbero che, dell'esigenza di essere ben serviti da un'efficiente metropoli regionale, i ceti dirigenti delle altre province campane, sono diventati avvertiti e co'scienti. Io non so se sia1mo già a questo punto. Non ancora direi, ma quasi : forse questa è la risposta più precisa che possiamo dare, aggiungendo che naturalmente, se i ceti dirigenti delle altre province campane indugiano ancora in un atteggiamento di generica insofferenza 114 BibliotecaGino Bianco
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