Nord e Sud - anno XVII - n. 125 - maggio 1970

Enrico Vitiella solo recidendo gli ul,timi vincoli formali che ancora li legavano al Patto e che avrebbero potuto costituire il pretesto per un intervento dell'URSS, La secessione dell'Albania, anche se non ha creato all'alleanza problemi sul piano militare, dato che l'apporto albanese era abbastanza limitato, testimonia, tuttavia, in maniera eloquente del disagio esistente al suo interno. La crisi cecoslovacca ha anche aperto gli occhi ai dirigenti romeni, la cui politica di autonomia nazionale verrebbe griaven1ente pregiudicata da un eventuale rafforzamento dell'alleanza. Di qui la loro opposizione ai progetti sovietici che mirano ad attuare una più completa integrazione tra le forze del Patto; integrazione che finora è mancata per il fatto che il comando militare unificato non è un organo veramente sovranazionale. Infatti, i contingenti militari che da esso dipendono sono gerarchicamente subordinati soltanto ai rappresentanti dei rispettivì governi all'interno del Comando. È questo che i sovietici vorrebbero evitare; ma difficilmente riusciranno a spuntarla, a causa, soprattutto, dell'opposizione romena 21 che potrebbe trovare un cauto sostegno, dopo le ulti1ne prese di posizione di Kadar, anche da parte dell'Ungheria. Siamo, dunque, in piena contestazione, anche se l'esperienza dovrebbe scoraggiare ogni tentativo di .dissidenza; ed è interessante rilevarne i nuovi contenuti. Oggi, infatti, le critiche non si appuntano più sulla struttura del Patto, né si chiede di attenuare l'ineguaglianza esistente tra i suoi membri, riducendo il potere dei sovietici a favore degli alleati minori. Oggi è il valore stesso, la necessità dell'alleanza che viene rimessa in discussione; ma, poiché nella situazione attuale sarebbe un suicidio seguire l'esempio degli albanesi, ai contestatori non resta che opporsi ad ogni tentativo di rinnovamento del Patto, con l'intento recondito di lasciarlo morire lentamente. « La vitalità e l'unità del Patto di Varsavia sono diventate la conditio sine qua non dei rapporti URSS-Europa orientale. Benché l'utilità militare esterna sia marginale, la sua struttura giuridica e formale è diventata un elemento indispensabile per i tentativi dell'URSS di mantenere la propria influenza sui paesi satelliti e definisce, al tempo stesso, il limite massimo della tolleranza verso il dissenso di questi paesi » 22 • Il Patto di Varsavia assomiglia così ad una camicia di forza con la quale i sovietici cercano di controllare i movimenti dei propri alleati. Lì dove non poté arrivare Stalin, ai tempi del contrasto con Tito, sono invece arrivati i suoi successori Kruscev e Brezhnev grazie all'uso spregiudicato dell'alleanza. Certamente sarebbe azzardato pronosticare la 21 Per un esame più dettagliato della posizione romena, cfr. I conservatori del Patto di Varsavia, « Critica Sociale», 20 aprile 1970. 22 R. KoLKOWIKZ, The Warsaw Pact: the Entangling alliance, Survey n. 70-71, 1969. 98 BibliotecaGino Bianco

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