Nord e Sud - anno XVII - n. 124 - aprile 1970

.. • ' . Argomenti I e sulla struttura dell'occupazione. Anche in questo caso il Mezzogiorno, proprio a causa della sua struttura pro 1 duttiva più arretrata, ne ha risentito più di quanto, non ne abbia risentito la complessiva occupazione dell'intero paese. Tra il 1961 e il 1968 l'occupazione agrico,la nel Mezzogiorno è diminuita di 686 mila unità, quella industriale è cresciuta di ap,pena 90 mila unità (in particolare l'occupazione nell'industria manifatturiera è aumentata soltanto 1 di 32 mila unità), mentre nel settore terziario e nel ramo della pubblica amministrazione si contano ben 254 mila occupati in più. Accanto al calo delle forze di lavoro si è quindi verificata quasi una fuga in massa verso i servizi ed il pubblico impiego, fuga che mal nasconde patologiche situazioni di sottoccupazione. Di qui un deterioramento complessivo della struttura dell'occupazione, che viene squilibranàosi sempre più verso il settore terziario, senza che, nel contempo, l'occupazione industriale accresca il ·pro1 prio peso. Già in occasione della « conferenza triangolare sull'occupazione» si p,ose l'accento sul fatto che l'Italia, e si può aggiungere so,prattutto, il Mezzo,giorno, a differenza dei paesi industrialmente più avanzati mantiene tuttora una forte quota di occupati nell'agricoltura. Desta pertanto preoccupazione il fatto che, se si dovesse « saltare » la prima fase nell'evoluzione dell'occupazione - fase in cui la riduzione dell'occupazione agricola si accompagna ad un peso crescente dell'occupazione sia nell'industria che nei servizi - « ciò implicherebbe che nei servizi ·dovrebbero collocarsi forze di lavoro pro-venienti sia dall'agrico 1ltura sia dall'industria ». E se, alla luce dei risultati conseguiti, estremamente preoccupante risulta la situazione dell'occupazione nel Mezzogiorno, ancor più preoccupante si presenterà la situazione nei prossimi anni, qualora si analizzi l'entità -della futura offerta di lavoro. Al 1976 l'offerta di lavoro presente nelle regioni meridionali raggiungerà, pur scontando il perdurare ,di un notevole saldo migratorio negativo, la rispettabile cifra di 7 milioni e 153 mila unità 2 • Ipotizzando un tasso di disoccupazione « frizionale» pari al 2,8% e tenendo conto del livello di occupazione raggiunto nel Mezzo1 giomo alla fine del 1969, si può ritenere che entro il 1976 i nuo-vi posti di lavoro necessari nelle regio,ni meridionali per raggiungere una situazione di piena occupazione, oscilleranno tra un milione ed un milione e 100 mila unità 3 • Bisognerebbe inoltre tener: 2 La p-rev1sione relativa alle forze di lavoro nel Mezzogiorno al 1967 è desunta da M. L1v1 BACCI e F. PILLOTON, Popolazione e forze di lavoro delle regioni italiane al 1981, SVIMEZ, Roma 1968~ 3 Lo IASM prevede che entro il 1975 dovrebbero crearsi nel lvlezzogiorno, nei settori extragriéo 1 li, un numero di posti di lavoro oscillante tra 800n1ila ed un milione. 79 Biblioteca Gino Bianco -

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