Nord e Sud - anno XVII - n. 124 - aprile 1970

Editoriale Ma la via per il recupero delle condizioni della solidarietà democratica passa per il recupero di quello che Nicola Matteucci ha definito - in un articolo stll « Mulino » che è tutto da leggere - lo « spirito del 1945 »: permeato da una « stessa mentalità storicistica » che « accomunava » uomini come De Gasperi e Piccioni, Sforza e L(!.Malfa, Nenni e Saragat, Brosio e Cattani, anche Amendola ed Alicata, in una cultura politica moderna, europea, « non nazionalistica o autoctona », e tuttavia continuatrice - anche nell~ sue parentele cattolico-liberali e nelle ascendenze hegeliane comuni con le nuove dirigenze marxiste, discendenti apptlnto di Labriola e di Gramsci - dei due grandi filoni di pensiero dell'Italia risorgimen.tale e postrisorgimentale, quello che da De Sanctis aveva condotto a Croce e quello che da Cattaneo aveva condotto a Salvemini. Ora, noi avevamo a suo tempo indicato nella « sbornia sociologica » delle giovani generazioni di intellettuali e pseudo-intellettuali il pericolo di una rottura della continuità culturale dell'Italia moderna quale il fascismo, che pure dell'Italia moderna aveva rotto la continuità politica, non. era riuscito a provocare. Matteucci va molto a fonda e dimostra tra l'altro conie, ad alimentare la «sbornia», che molto correttamente egli definisce « insorgenza populistica», c'è « la vecchia Italia corporativa dei gruppi chiusi », c'è la cultura politica (se così la si può chiamare) del « ghetto cattolico», c'è « l'incontro· fra la mistica dell'operaio e la mistica del povero »; come « certi comportamenti collettivi, che d'i-. cono di ispirarsi al marxismo, sono però fortemente condizionati dal populismo cattolico che parla sì di operai, ma in realtà li intende come poveri »; come nella « perdita dello storicismo » siano prolifera te « sette socialiste », o, meglio, che si dico110 socialiste, ognuna delle quali è « prigioniera » della sua « particolare concezione » _di cosa debba essere la « coscienza » socialista, o comunista, o marxista-leninista; come nelle varie manifestazioni di qtlesta «i1,1sorgenzapopulistica » si possa sempre riconoscere, minimo comun denominatore, « uno sprezzo per quella tradizione, per quella citltura, per quella storia in cui consiste la nostra civiltà ». Recupero, quind~, dello ~< spirito del '45 », recupero del perduto sto• ricismo, recupero dei valori che rappresentano la continuità citlturale dell'Italia moderna ed eu_ropea, recupero della compromessa solidarietà democratica. Ma, per quanto necessari, questi recuperi diventerebbero, se non impossibili, forse, certo sempre più difficili se le correnti politiche di tradizione e vocazio11e democratiche non fossero capaci di riconoscere, smascherare, denu.nciare e contrastare insieme il pericolo più grave, il nemico più minaccioso. Non riteniamo, co,me taluni ritengono, che questo pericolo sia il comunismo; né che sia, co·me altri ritengono, 6 BibliotecaGino Bianco

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