Nord e Sud - anno XVII - n. 124 - aprile 1970

.. ·' Giornale a più voci Dall'esperienza della Scuola « Marotta » si può trarre spunto per un discorso più vasto, tendente a chiarire le modalità d'una scuola « aperta » o espressiva in opposizione a quelle d'una scuola « chiusa » o repressiva. Il problema a questo punto si dilata e si pone come ,problema generale d'ordine culturale e politico. Appare fungibile, ai fini di un discorso pedagogjco di questo tipo~ una distinzione proposta da Henri Bergson in un'opera del 1932, Les deux sources de la morale et de la religion, tra morale chiusa o del conformismo sociale, determinata dal movimento di pressione, e morale aperta, do1 minata dal movimento di aspirazione. L'alternativa che oggi si pone ai sistemi educativi, che risultano in crisi in ogni ,parte del mondo, è tra due ottiche pedag,ogiche opposte. L'alternativa tra sct1ola chiusa e scuola aperta si ripresenta a vari livelli e variamente articolata. Volendo sommariamente schizzarne la fenomenologia, si può dire che la scuola chiusa è quella tradizionalistica e autoritaria; la scuola aperta quella progressiva e democratica. Certo l'antitesi tra educazione vecchia ed educazione nuova è remota. Basti pensare alla commedia Le nuvole di Aristofane. Va detto però che tale antitesi ha assunto nel nostro secolo una particolare curvatura e impellenza. La contestazione giovanile è di tale condizione di disagio una pungente testimonianza. La scuola chiusa è repressiva, coagente, tende a soffocare ogni manifestazione personale. La scuola aperta è espressiva ed esercita una funzione liberatoria secondando la realizzazione dei valori personali. La scuola chiusa è fondata sul concetto di auto,rità carismatica, e svilup1 pa atteggiamenti coatti, conformistici e convergenti. La scuola aperta è anticonformistica, è scuola della divergenza, della creatività, dell'emergenza perso 1 nale. La prima è fondata sullo spirito di verità, sul nozionismo, sul feticismo mnemonico; la seconda è fondata sullo spirito di verifica e di ricerca, sul problematicismo. La prima è separatistica, nel senso che •suppone le entità della tensione pedagogica come separate (docente-allievo): ne è prova, a livello prossemico, lo spazio chiuso, cellulare, repressivo, frazionistico, delle aule scolastiche, fondato sulla logica del distanziamento (la pedana, la cattedra, lo « spazio magistrale » ). La seconda è integralistica e fondata sul movimento a spirale e sul rapporto di transazione tra i partenaires della comunicazione pedagogica: lo spazio è fluente, partecipativo, dominato dalla lo.gica dell'avvicinamento. La scuola chiusa, a livello lin.guistico, è repressiva, grammaticalistica, punitiva; la scuola aperta è permissiva verso l'espressività creativa e il potenziale metaforico individuali, che cerca anzi di favorire e incentivare. Il tipo umano che un po' è il modello ideale, un po' il derivato della scuola chiusa è l'autoritario, il coatto, il formalista, il feticista. Il tipo umano proprio della scuola aperta è il problematico, il critico, colui che avverte· sempre il bisogno di ricercare e di verificare. L'uno è caratterizzato dall'angustia, dalla chiusura ( « mentalità piccola ... ristretta»), l'altro dall'apertura e dallo slargamento ( « mentalità aperta ... larghezza d'idee»). Tali espressioni del parlare comune colgono la ·condizione caratteristica -di ciascuno degli 59 BibliotecaGino Bianco \ -

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