Alfredo Testi tale quadro, organizzare (se si vuole,. pianificare) le proprie attività sia per inserirsi nella fase di attuazione dei contenuti regionali del piano nazio,nale, sia per definire il com.plesso d-egli interventi, ricadenti nell'ambito· cl-elle co,mp,etenze a.d e~se rico,nosciute, che si dimostreranno i più adatti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali e regionali del piano economico nazionale. E qui, per motivi di brevità, ci si limita semplicemente a richiamare !'·attenzione sull'oppo,rtunità di pro,cedere comunque da una parte (a livello nazionale) a,d opportune forme di aggre·gazione di più territori regionali e di pervenire dall'altra (a livello delle regioni) ad efficaci forme di coordinamento interregionale. I motivi che richiedono l'adozione di questo accorgimento sono molti (le difficoltà ed il costo· di reperimento ed elaborazione dei dati necessari a suddividere le indicazjoni del piano per tutte le venti regioni italiane, la scarsa significatività geografica ed economica degli attuali co,nfini regionali, la preminenza di problemi - quale quello dello squilibrio tra No·rd e Sud - che ,devono ancora essere affrontati a larga scala territoriale ...), così come num-erose sono le· proposte di soluzion•e finora prospettate - anche sulle colo·nne di questa rivista - per ricomp-o,rre, sia pure prevalentemente a fini di pianificazione, il nostro quadro interregionale.. Ma torniamo al problema dello, stretto coordin~ento tra i due livelli - nazionale e regio11ale - della politica di piano, coordinamento che riguarda sia la realizzazion-e degli obiettivi di « sviluppo », sia la realizzazione degli interventi « fisici » sul territorio. Questo p·roblema non ha trovato finora alcuna soluzione tanto per motivi politici (alcuni dei quali possono essere desunti dalle osservazioni precedenti) quanto p1er motivi « tecnici ». Per quanto riguarda questi ultimi, è risultato mancante un anello fondamentale della caten·a ,del pro,cesso decisionale che, spostandosi man mano dal centro alla periferia, deve consentire di p•assare dalla fissazione dei grandi obiettivi_ e dalla individuazione dei principali strumenti alla progressiva definizione delle scelte di maggiore dettaglio e delle precise operazioni da compiere nei singoli territori. Tale anello è quello rappresentato -dalla elab·o•razione di piani settoriali di intervento che, articolandosi sul territorio, devono consentire di collegare i problemi lo,cali e le possibilità di risolverli alle scelte co·mpiute nella fas•e preliminare, o « aggregata », del piano. La man- - canza di un qualunque serio tentativo in questa direzione ha reso praticamente impo,ssibile qualsiasi sforzo di -collegare in modo non meramente presuntivo ed ipotetico le prospettive di sviluppo in,di26 Biblioteca Gino Bianco
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