Nord e Sud - anno XVII - n. 124 - aprile 1970

Lanfranco Orsini delle due Sicilie, che insieme con la finora inedita ma non m.eno significativa Cronaca degli avvenimenti di Napoli nel 1848 costituisce di questi scritti il nucleo essenziale e di più vistosa importanza. Contro la politica dei moderati e della borghesia genericamente liberale che t~ndeva ·a co·p1rire le responsabilità della dinastia borbonica accusando l'amministrazione i,ncapace e corrotta, il Settembrini ribatteva che « dei nostri mali è sola cagione il governo e del governo è capo Ferdinando II ... da lui discen1 dono tutti i ·nostri mali, da lui deriva la stoltezza, quella inerzia, quella bestialità che vedesi nelle azioni del governo ». Giusta.mente nota il Them,elly, a proposito delle varie interp,retazioni che della Protesta furono date, che essa « non è un libro di stori-a, della storia è una fonte, da usarsi co·n la p,rudenza con la quale tutte le fonti debbono essere trattate ». Si spiegano, in questo suo carattere le diverse reazioni che l'opuscolo suscitò: da quella di Giustino Fortunato, ohe appunto storicizzando affermò che « responsabile della mi,seria e -del malgov·emo non è il principe soltanto, bensì tutto il passato, tutte le classi, l'intera nazione», o del Ciasca, secondo cui esso « si direb,be la protesta non •del popolo ma del letterato di professione, sto,macato dai vizi d·ella corte e mosso a comp·assione dalla miseria della povera donna che implorava grazia al re»; fino a quella di Gabriele Pepe che, in La classe dirigente di ieri e di oggi, r.ileva « una strabiliante analogia, se non identità» tra la vecchia Italia meridionale della prima metà dell'Ottocento, quella del periodo postunitario, fascista e dei nostri giorni. Certo è che la critica mo·derna ha reso possibile la con,valida di molte delle affermazioni polemiche del Settemb·rini; comunque non è qui il luogo di addentrarci in siffatta questione, limitandoci invece a notare come la contrapposizione del Settembrini tra la felicità naturale e l'infelicità politica del Mezzogiorno rispecchi un luogo comune umanistico che prop 1rio Giustino Fortunato avrebbe -successivamente sfatato dimostran·do la « crudele leggenda» di quella felicità naturale. Vogliamo piuttosto indicare, nella Cronaca degli avvenimenti di Napoli nel 1848, che come dicemmo è qui per la prima volta data alle stam1p,e, dal fondo ,delle Carte Pessina tra cui giaceva inedita, uno scritto di non minore importanza, no.n solo per la testimonianza diretta che il Settembrini ci dà di quei giorni, ma per i riscontri ohe ora è possibile fare con le parti de]le Ricordanze in cui brani della Cronaca furono utilizzati e rifusi, luoghi e riscontri attentamente individuati e facilitati dal Themelly col riportare in margine il numero della pagina .corrispondente nelle Ricordanze sull'edizione da lui curata. È così oggi possibile una più documentata valutazione del valore memorialistico ,delle Ricordanze, mentre la ricostruzione della genesi del testo consente una nuova lettura dei suoi valori letterari, confermando oltretutto l'intuizione del Croce che ne aveva già colto nel saggio del 1911 (Letteratura della nuova Italia, voi. I) il carattere frammentario. A questi due scritti maggiori segue il gruppo degli opuscoli politici degli anni 1847-1851, tra i quali di particolare imp·ortanza la Let(era di Carlo III a Ferdinando II che, scritta nell'ergastolo, riprende e conclude il discorso sugli 106 Biblioteca Gino Bianco

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