Nord e Sud - anno XVII - n. 124 - aprile 1970

/ Recensioni I talistico, ma, soltanto, constatazione che il modello di economia di mercato è lo strumento più utile per raggiungere certi obiettivi di crescita, quando la crescita sia fondata sul rispetto rigoroso delle leggi di efficienza e redditibilità, al di fuori di assunzioni extra-economiche. Il rifiuto del modello capitalistico -di società se1nbrerebbe in contraddizione con i postulati liberisti di conduzione delle imprese, ma la contraddizione è destinata a scomparire se si osserva che, per Servan-Schreiber, proprietà ed imprenditorialità ·sono due momenti completamente distinti dell'atto economico. Condizione necessaria e sufficiente di progresso econo• mico è la capacità imprenditoriale a sfruttare l'innovazione e a dominare il processo decisionale delle strategie produttive e mercantili; questo significa che l'imprenditore, come tecnico schumpeteriano, appartiene più alla società che alla proprietà, per cui diviene ormai necessario assicurare, proprio alle imprese motrici, una imprenditorialità la cui dirigenza sia giustificata dalla preparazione specifica e non dalla casualità genetica, come si ha con l'istituto ereditario. Il continuo ricambio delle elites imprenditoriali ed il superamento delle situazioni di sclerosi economica significano mobilità, ed « in un mondo votato alla mobilità, la quota di ·potere che resta agli eredi dei mezzi di produzione è un paradosso ». Alcuni hanno paventato che l'abolizione del diritto ereditario significasse a lungo andare estensione del potere statuale, e quindi collettivismo economico. In realtà, Servan-Schreiber si propone proprio il contrario. In primo luogo, l'istituto ereditario verrebbe abolito solo per le grandi fortune, mentre per le piccole, anzi, viene proposta l'abolizione di ogni imposizione; in secondo luogo, la soluzione proposta costringerebbe gli eredi di grosse fortune, soprattutto industriali, a cedere al pubblico risparmio un capitale che verrebbe frazionato in moltissime quote. Quindi, l'abolizione dell'istituto ereditario dei mezzi di produzione, almeno, lo ripetiamo, per le grandi fortune, ha varii ed importanti scopi: assicurare alle imprese una dirigenza all'altezza dei compiti richiesti da una società in rapida evoluzione; ripartire il potere economico tra un grande numero di risparmiatori; assicurare allo Stato i mezzi finanziari per attuare una sana politica sociale. Non si deve, inoltre, dimenticare la funzione fondamentale di stimolo all'attività economica che è rappresentata da una accelerata circolazione dei capitali e dalla eliminazione di ogni forma di mano morta. Se l'abolizione dell'istituto ereditario è legata alla politica finanziaria dello Stato, quest'ultima è, a •sua volta, strettamente legata al tipo di politica sociale che si vuol intraprendere. Per Servan-Schreiber, una politica sociale che si conoreti attraverso sempre più sofisticati strumenti di intervento ha bisogno di destinare quote crescenti ·del reddito nazionale agli impieghi programmati. Per soddisfare queste esigenze, è o,vvio che sia necessario perseguire una politica economica volta ad accelerare l'espansione. Occorre, cioè, che il governo scelga gli strumenti di politica economica che non siano, nei fatti, contraddittori con le finalità di •politica sociale, mentre, a quanto pare, i governi europei, per un malinteso senso di soli103 -Bibtio eca Gino Bianco

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