Recensioni politica dell'Europa, provincialismo della sua classe politica) quanto in fattori economici (limitatezza dei mercati, mancanza di economie di scala, scarso autofinanziamento, ten,denza a rifiutare l'innovazione). Servan-Schreiber di1nostrava, cioè, non solo che le imprese americane, potendo operare in un mercato dalle dimensioni ottimali, erano in grado di sfruttare a pieno le risorse della tecnologia moderna, ma anche che, operando nel cuore dell'Europa, esse erano in grado, grazie ad una perfetta padronanza del 1nanagement, di battere « in casa », per così dire, le stesse imprese europee. Né, d'altronde, sarebbe stato possibile alle imprese europee sfuggire ad un confronto dialettico con quelle americane, perché le equazioni della moderna vita economica hanno dei vincoli che trascendono la volontà degli uomini, condizio,nandone le risposte. Nell'epoca dell'informazione di massa non è più possibile sfuggire alla legge dell'imitazione sociologica, per cui l'american way of life si è naturalmente imposta come il sistema dell'abbondanza in contrapposizione agli storici sistemi europei della penuria. La « sfida americana » ha, quindi, come inevitabile conseguenza, qualora la si voglia accettare, la trasformazione delle vecchie strutture economiche e sociali in rinnovate ed originali strutture adeguate ad un'epoca di pro,gresso. Dalla presa di coscienza dei problemi all'impegno politico, il passo è stato breve. Trovatosi alla guida del Partito Radicale francese, Servan-Schreiber ha stilato un « Manifesto » in cui sono sintetizzate le proposte ·politiche e, ciò che a noi interessa, economiche per trasformare le strutture della Francia (ma il discorso si allarga all'intera Europa) in modo da renderle idonee ad affrontare con successo la sfida degli anni '70. (J.J. SERVAN-SCHREIBER, Ciel et terre, Denoel, 1970). Il « Manifesto» ha suscitato una grande eco e contrastanti reazioni emotive. Nel complesso ha ricevuto pochi elogi, ma, in compenso, si è attirato le critiche di chi si è visto toccato nei propri interessi o, paretianamente parlando, di chi ha visto smitizzate le proprie razionalizzazioni metafisiche. Esso non è piaciuto ai dirigisti per la sua fede nell'individualismo e nella libera iniziativa economica; non è piaciuto ai liberisti per il suo messaggio di democrazia sociale, la cui affermazione più clamorosa è l'abolizione dell'istituto ereditario. Molti poi ne hanno parlato a sproposito senza mai, evidentemente, averlo letto. L'auspicabile crescita economica, dal momento che si sostanzia in specializzazione tecnica, non deve far dimenticare che il prezzo di ogni balzo in avanti nell'economia è l'asservimento dell'uomo, non solo alla macchina, n1a soprattutto all'organizzazione. Se, però, è impossibile il « grande rifiuto » marcusiano della società del benessere, occorre ricercare in questa stessa società gli strumenti per liberare l'uomo dalla costrizione dell'economia, in modo da ridare alla politica una signoria rinnovata sulle scelte economiche. La sottomissione dell'uomo all'economia significa, in ultima analisi, l'ac~ cettazione degli effetti della legge del caso in un sistema basato sulla fissità della tecnologia e sulla penuria •dei beni. A questa prima fase, nella storia della civiltà umana, si contrappone una· seconda fase che « è caratterizzata dal progresso accelerato delle tecniche e, cosa del tutto nuova, da 101 .Bibli:oteca Gino Bianco
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