Nord e Sud - anno XVII - n. 123 - marzo 1970

.. . Argomerzti costruiti altri 2.000 Km. e le « giovani » Ferrovie dello Stato poterono dare il loro contributo per il trasporto dei « giovani » combattenti sui fronti di guerra. Ma fu proprio la guerra, la seconda mondiale, cl1e inferse un durissimo colpo al patrimonio ferroviario it1 aliano danneggiandolo per circa il 60%, con una perdita valutata nel 1948 in 900 _miliardi di lire. La distruzione servì, quanto meno, ad una maggiore « razionalizzazione » del servizio nella fase di ricostruzione, nella quale si dovette tener conto anche dello sviluppo dei mezzi di trasporto su strada che, come abbiamo visto, già da tempo costituivano un elemento di concorrenza tale da interrompere la situazione ·di quasi monopolio in cui le ferrovie si erano trovate ad operare per lungo tempo nel campo dei trasporti terrestri. Oggi la rete ferroviaria italiana raggiunge i 15.906 Km.; per circa la metà è elettrificata. Un dato, questo, che pone l'Italia in netta condizione di inferiorità rispetto agli altri cinque paesi della CEE nel settore dei trasporti su ro1 taia. In pratica, infatti, il nostro paese possiede la pit « piccola » rete ferroviaria in proporzione agli abitanti e alla superficie territoriale, ed anche la meno trafficata, cioè la più scarsamente utilizzata: contro il 29% della popolazione comunitaria e il 19% del reddito, l'Italia dispone solo del 16% della rete ferroviaria, sulla quale circola appena il 14% dei viaggiatori e 1'8% delle merci. Al contrario, ci troviamo in posizione più favorevole nel settore dei tr.asporti su strada (la nostra rete autostradale costituisce oltre il 30% di quella comunitaria) e, in particolare, del trasporto di merci su lt1nghe distanze, di cui il nostro paese deti,ene il « primato ». I motivi di questo stato di cose li abbiamo accennati. Già nel secondo dopoguerra la politica dei trasporti è stata ovunque condizionata da un indirizzo favorevole allo sviluppo dell'automo,bilismo. In Italia, a questa tendenza si è aggiunto anche il disastroso stato in cui si trovava l'apparato ferroviario dopo il conflitto. L'industria automobilistica, dal canto suo, è riuscita a far fronte rapidamente allo sviluppo economico, che richiedeva sempre maggiori volumi di trasporto; e la Pubblica Amministrazione ha assecondato questa tendenza, intensificando la .costruzione di strade e autostrade. Per contro, allo sviluppo della motorizzazione in generale e della rete stradale, ha fatto riscontro una « pari » insufficienza di investimenti nel settore ferroviario, con conseguenti perdite di traffico. Oggi, pertanto, pare sempre più evidente che lo sviluppo, talvolta eccessivo, dei trasporti automobilistici debba essere regolato in qualche modo, sia per .i fenomeni di congestione tipici del trasporto su quattro 81 ibroteca Gino Bianco -

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