Nord e Sud - anno XVII - n. 123 - marzo 1970

Sul caso Garaudy dere la politica estera dell'URSS. Per Breznev, come già per Stalin, per il Patto di Varsavia come già per il Comintern, qualsiasi ricerca di un'autonomia comunista nazionale, che possa deviare anche minimamente dalla linea seguita dalla ragion di Stato, dall'interesse strategico e diplomatico dell'URSS, dev'essere contrastata duramente, come vero e proprio nonsenso più ancora che come manifestazione di sia pur limitato dissenso. È questa la posizione, e la soggezione, che il Congresso di Nanterre ha continuato a difendere a tutti i costi e per cui i comunisti francesi hanno pensato di poter ancora fare appello al tradizionale luogo comune dell'internazionalismo proletario: formula che nel caso del P.C.F. serve soltanto ad intingere di populismo una politica che, nei fatti, come dimostrano gli attacchi contro il MEC e l'esaltazione dell'indipendenza nazionale echeggiata nel Congresso, appare decisamente più ispirata a de Gaulle di quanto non dica di esserlo a Marx o a Lenin. Contro questa ambigua e addirittura servile collocazione nazional-internazionalista del comunismo francese, si è levata la voce discorde di Roger Garaudy, il quale ha confutato, anche con accenti di nobiltà, le accuse di anti-sovietismo e quindi di anti-socialismo rivoltegli in quei giorni daHa « Pravda »; e ha ribaltato sull'URSS l'accusa di violazione dell'internazionalismo proletario, con gli aiuti forniti al regime di Franco e a quello dei colonnelli greci. E questo brano del discorso di Garaudy ha richiamato alla memoria degli osservatori delle vicende comuniste un analogo discorso pronunciato da un autorevolissimo comunista italiano, il senatore Umberto Terracini, il quale, in occasione del Convegno Internazionale dei Partigiani, tenutosi a Venezia dal 26 al 28 ottobre 1969, criticò anch'egli aspramente gli attuali contenuti della politica estera sovietica: una politica che, come disse allora Terracini, non ha esitato a rompere i rapporti diplomatici con Israele e ad armare il nazionalismo arabo, ma che si mostra poi piuttosto benevola nei confronti del fascismo greco ed ora, giusta la denuncia di Garaudy, anche di quello spagnolo. A Garaudy il suo intervento è costato l'esclusione dal Comitato Centrale del P.C.F., mentre Terracini è tuttora alla guida del gruppo parlamentare del PCI al Senato: e questo potrebbe forse confermare ciò che si diceva all'inizio, quanto cioè il comunismo italiano sia oggi più avanti di quello francese sulla strada dell'autonomia. Ma in un grande partito comunista occidentale la strada dell'autonomia, per essere davvero tale, deve necessariamente andare ad incrociare la strada del revisionismo: deve insomma confluire in una profonda ri~laborazione critica della politica del centro di gravità e soprattutto· in 75 BibliotecaGino Bianco

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