• Luigi Compagna Garaudy e la scalata revisionista di Luigi Compagna Il diciannovesimo Congresso del Partito comunista francese, tenutosi a Nanterre nel febbraio scorso, è venuto a co·nfermare la grande ritirata dei comunisti francesi, riaffondati nel più piatto neo-stalinismo con. la stessa zelante lealtà con cui avevano un tempo servito la causa cominternista. Ma si potrebbe dire che il Congresso ha sortito anche l'effetto di rilanciare, per contrasto, la linea dei co,munisti italiani: i quali, pur nelle loro ambiguità e nei loro limiti, denotano oggi, assai più che in passato, un'au·dacia, una originalità ed una certa so,brietà intellettuale che, oltre a differenziarli dai co·mpagni francesi, potrebbero legittimamente e con successo segnare la scalata revisio·nista del comunismo italiano. Tuttavia, proprio nella misura in cui è facile prendere atto della distanza che intercorre oggi tra le posizioni del P.C.F. e quelle del P.C.I., biso1gna rilevare che questa distanza la si misura pur sempre lungo uno stesso percorso: vale a dire che è ancora nell'arco, del medesimo oirizzo·nte storico--geografico che .questi due grandi po,li di riferimento del movimento operaio occidentale maturano, come hanno maturato fin dalla nascita, le proprie scelte politiche e le proprie ipotesi strategiche. Si tratta allora di rianalizzare, alla luce delle attuali diverse enunciazioni dei due partiti, il sig,nificato e la validità di questa co,mune co1locazio·ne e quin1di di quella comune tençlènza alla « sudiditanza » che nel '56 avevano fatto dire all'allora presidente -del Co•nsiglio francese, Guy Mollet, che « i comunisti non stanno a si1 nistra, stanno ad Est ». Queste parole, al di là della loro utilizzazione per fini puramente polemici cui potero·no ed ancora oggi possono prestarsi, invitano a ripensare quello, che è senza dubbio uno dei pro,blemi cruciali del movimento operaio: il pro,blema ·del rapporto che viene ad instaurarsi tra le differenti -esperienze ,ed 'esigenze del movimento e quindi della necessità di riferirle di volta in volta all'esperienza. ed esigenza più grossa e più importante cui la dottrina assegna il glorioso compito di coordinare è vivificare le altre e cui la storia ha voluto invece attribuire quello, assai meno glorioso, di condizionarle, di immobilizzarle e spesso di mortificarle. · In tutte le fasi della sua evoluzione storica e della sua avanzata politica, il mo·vimento op·eraio ha sempre avuto un proprio « centro di gravità», come ebbe a dire una volta Pietro Nenr1i, ·che voleva con 72 BibliotecaGino Bianco
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