Nord e Sud - anno XVII - n. 123 - marzo 1970

Enrico Vitiello voce, per quanto fragile, timida e prudente, a levarsi in suo· favore ». Ed invece la mattina che Garaudy aveva parlato dinanzi ai congressisti, 11essuno av-eva preso le sue parti, anche perché, come osservava « Le Nouvel Observateur », l'unico che avrebbe potut~ farlo era assente: « Louis Aragon ha aspettato, che il suo amico Garaudy fosse messo al bando dal Partito per fare, infine, sempre giovane in un vestito del colore dei suoi occhi, il suo ingresso! da vedette fra i compagni Fajon e Marchais ». Non una voce di sostegno, né un applauso, ma l'insulto• che un delegato gli avrebb·e rivolto mentre tornava al suo1 posto- ·dopo l'intervento alla tribuna del Congresso: « Ecco, la reazio,ne ha smascherato, il suo uomo! ». Ma anche senza tener conto dell'insulto, questo silenzio ostile è denso di significato, soprattutto se confrontato alle ovazioni riservate ad Aragon. E non c'è che da rammaricarsene, ovviamente per Aragon. Dopo aver condannato, al pari di Garaudy, l'intervento sovietico in Cecoslovacchia e dopo aver attaccato su « Les Lettres Frar1çaises » la famosa circolare del Ministro dell'Istruzione di Praga, definita « un invito alla delazione », evidentemente anche il vecchio poeta ha imboccato la strada della « normalizzazione ». Garaudy, invece, ha continuato a chiedere che, al di là della condanna, si ricercassero le cause profo 1 nde che avevano portato all'intervento sovietico; ed ha ripetuto tante volte che la forma di socialismo da lui auspicata non è quella imposta da Breznev alla Cecoslovacchia, che il dissenso col gruppo dirigente del partito si è andato aggravando sempre più, fino ad assumere le fo,rme di una violenta polemica. Costretto da una congiura del silenzio a servirsi dei mezzi di comunicazione « borghesi », Garaudy era stato aécusato da « L'Humanité » di preferire alla tribuna del partito « la pubblicità di cattiva qualità che compiacentemente gli accordava la televisione ». Al filosofo fu facile ribattere, dai microfoni di Radio Lussemburgo, che il metodo seguito « consiste nel polemizzare con me su "L'Humanité" senza darmi la possibilità di rispondere sullo stesso giornale ». E aggiunse: « la regola del centralismo democratico implica che tutti i militanti sia110 informati delle posizioni esistenti sui vari problemi e che, una volta presa una decisione, tutti la applichino... È contrario a questo centralismo che le opinioni di un compagno siano conosciute solo attraverso le tesi di coloro che le combattono ». Tutto questo si svolgeva nel mese di dicembre. Ai primi di gennaio, « L'Humanité » pubblicava inaspettatamente, nell'ambito della Tribuna congressuale, un lungo articolo, in cui Garaudy, oltre che esporre le sue tesi, denunciava l'ostracismo del quale era oggetto da 64 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==