Editoriale Forse che Bertoldi e Donat Cattin, al cui gioco di interdiz.ione nei confronti del tentativo dell'on. Runior abbiamo dedicato l'editoriale del nitmero scorso di « Nord e Sud», si proponevano di spingere la situazione al punto cui è arrivata? Forse che essi, silurando Rumor, si proponevano di rendere inevitabile il ricorso çill'anticipata consultazione del corpo elettorale? Tutt'altro. Essi volevano il bicolore DC-PSI, palese o magari occulto. Volevano l'emarginazione del PSU e l'umiliazione di una certa frazione dei dorotei. Volevano il centro-sinistra più « avanzato » e magari ben disposto ad intrecciare sottobanco rapporti con i comunisti. Volevano tutto questo e non si domandavano se le loro pretese non rischiassero di portare a ristLltati del tutto opposti rispetto a quelli che essi ritenevano di poter ottenere più o nierio gratiLitamente. Ora sembra che siano i Piccoli ed i Preti a fare, nei confronti dell'on. Moro, il gioco d'interdizione che i Bertoldi ed i Donat Cattin hanno fatto nei confronti dell'on. Rumor. Ma alla fine per chi sarà stato più vantaggioso il gioco d'interdizione? Forse per nessuno, e comunque non per la democrazia. I rischi co.nnessi alle elezioni anticipate sono enormi, sia nel caso che i rapporti di forza tra i partiti non dovessero mutare gran che, sia nel caso eh.e, prevalendo nell'opinione pubblica la preoccupazione o lo sdegno, si dovessero registrare sensibili spostamenti. Nel primo caso, ci potremmo ritrovare con tlna situazione politica formalmente simile a quella attuale, ma· sostanzialmente aggravata per l'inasprimento di tutti i contrasti che le p·olemiche elettorali sempre comportano e tanto più comportano quando sono polemiche che non possono non implicare anche il reciproco addossamento della responsabilità di avere provocato il ricorso anticipato alle urne. Nel secondo caso, ci potremmo ritrovare con un grave assottiglia1nento delle forze politiche collocabili nello spazio fra DC e PCI, fino al punto da rendere assai difficile, se non addirittura impossibile, una qualsiasi politica di tipo degasperiano, fondata sull'equilibrio fra cattolici e laici: avremmo allora l'apertura ai comunisti, il connubio fra DC e PCI, lo scontro-incontro fra u11amaggioranza democristiana ed un'opposizione comunista, le intese sottobanco fra l'una e l'altra, del genere di quelle che correvano in Francia tra la maggioranza di De Gaulle e l'opposizione de! PCF, e che magari sono ancora possibili purché Pompidou non si dimostri altrettanto nazional-neutralista ed antiamericano, di quanto si dimostrava De Gaulle? Tutto questo può essere ipotizzato, · e deve esserlo, percl1é fa parte, appunto, dei rischi connessi alle elezioni anticipate in un clima che risen.tireb be certo della preoccupazione e dello sdegno della pubblica opinione dopo che i partiti di cent~o-sinistra a'vessero dissipato l'occasione 4 BibliotecaGino Bianco ·
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