Nord e Sud - anno XVII - n. 123 - marzo 1970

Adriana Bich lizzarlo per la prop·ria sopravvivenza; e poi ,per l'altro e piu ovvio1 motivo che esso si misura con un metro di grossolàina semplicità, praticamente in base al possesso di due O· tre qualità soltanto, che dal vivere in un ambiente privilegiato sono meglio coltivate. E ne è la riprova il sostanziale fallimento ·dell'Eleven · Plus Examination in Inghllterira, dopo che ne fu salutata l'adozione come l'inizi-01 di una età realm-ente demoo:riatica per la scuola britannica, perché t1endeva ap,p,unto ad elimina1.1e vecchi privi1egi, e dopo che fu applicato, specie in principio, con sor.upolo e rigore esemplari, fallimento che è ormai un tema classico nei di1 battiti pedagogici. Se, d'altra parte, si decide di oreare una scuola media superiore davvero di tutti e per tutti, nella qual direzione sembra oriientata la volontà generale, occorrie sapere che essa, se non si assume più l'ufficio di giudicare e di selezionare, demandan-dolo ad altri organismi, e soprattutto ritardandone il momento perché pii.1 libero e sereno si formi l'uomo e il cittadino, prende su di sé un ben più complesso e gravoso co1 mpito. Se cioè non deve più scegli 1 ere e trattenere solo gli ottimi, deve ·però curare che tutti diventino, realmente, migliori. Per far ciò, per attuare una vera « scuola promozionale » e non semplicemente una scuola in cui si promuovano tutti, occoirrerà che in essa ciascu.no trovi . la « 1 sua » cultura. Tale scuola infatti potrà, anzi probabilmente dovrà, essere unica, o almeno largamente unificata. Ma questo non eli1minerà l'esistenza di modi diversi di intendere e di utilizzare il sapere, che è un fatto ormai in,negabile e a quanto pare irreversibile. Di fronite a questo complesso problema, ci son·o sintomi gravi di una inclinazione ad accogliere acriticamente le confuse istanze di rinnovamento presenti n,el1la coscienza .dei più, e insieme ad incanalarle, o a lasciare che ven1 gano incanalate, verso richieste contraddittorie, forse per dare ragione un po' a tut,ti, o forse nella speranza che si equilib 1 rino miracolosamente a vicenda. Infatti, da una parte -si avalla, nelle discipli:ne itecnico-p1 rofessionali, la pressante domanda ·di un efficientismo fine a se stesso, di cui tutti misurano facilmente l'i1mmediata utilità, che è quella di rend-ere più rapido ,l'apprendimento, ma pochi vedono .il lim1te, imp1icito nel pericolo che esse, quanto più diventano pratiche e sub:ito meocainicamente spenidibili, tanto meno siano, con pieno diritto, « cultura». Alt,ra e opposta ,esigenza, 1incertamente avveTtita, e portata innanzi da molti senza t•rop1 pa chiariezza di idee, e da chi questa chiarezza sembra avere, non sempre disinteressatamente, è quella di pro,porre un coefficiente culturale comune per tutta la scuola. E tutto lascia ·sup·porre che esso si cercherà ancora una volta nelle discipline umanistiche, o in quello che di loro sarà rimasto dopo che da destra e da sinistra, ognuno avrà fatto,, con la migl,ior buona fede che siano « int,elligenti », 1e sue scelte. Così però c'è rischio che esse possano ri1dursi a p1 uro pretesto per esercitazioni· di « discussione», che farebbero forse la gioia di Herr Teufelsdrockh, di Carlyle, « professore di cose in g•enerale », che, lasciata l'Università di Nonsodove, p·otrebbe venire a insegnare « maturità generica»· in Italia; ma 46 , BibliotecaGino Bianco

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