Adriana Bich blemi, e la tradizione, co,me trasmissione di valori la cui conservazione, evoluzione ed eversione avverrà sempre, ·ad opera di ogni generazio,ne, dopo. che questa abbia misurato l'età preoedente col metro, della conoscenza e dell'analisi ,dellia realtà in atto e delle sue implicaz,io,ni col passato. Prob,ab,ilm1 ente, ciò avviene perché molti credono ancora c·he sopravviva indenne il modello idealistico-liberale che ispirò la riforma Gentile, la cui fisionomia è sì ormai introvabile, nella selva di tagli, aggiunte, ricuciture che dal dopoguerra in poi hanno torme11tato i nostri p,rogrammi, ma che, come l,a dantesca pan•tera, vi ha lasciato la stia traccia un po' dappertutto. Del resto, se la scuola riproduce, nelle sue strutture, la società da cui prom,ana e che ten,de a realizzare, è innegabile la coerenza di quella gentiliana con il mondo cui era ·destinata, e ]a sua effettiva capacità di agire st1 di esso in maniera da accentuarne quei caratteri ·c1.1ia sua volta si adeguava. Al vertice vi eira il Liceo, creato per la futura classe dirigente, che• concedeva il massimo all'otium e alla teoreticità, con lo studio, innanzi tutto della filosofia, riservata, perché disoi,plina « dello spirito» per eccellenza, solo ai p·rivilegiati, e poi del greco, latino e italiano, e che dava nozioni di scienze 11iaturali, chimica, fisica e matematica ,in una misura che si riteneva sufficiente p,cir o,rienta.re una parte dei giovani verso] facoltà non umanistiche; restan,do inteso che, per coloro che le avessero scelte, quel tanto di « 1ettere » appreso in precedenza sarebbe stato perenne ornamento e conforto. In basso, poi, vi erano i ,diversi tipi di istituti per l'istruzione tecnica, a piu livelli, con molte materie professionali, atte ad avviare gli studenti verso una attività pratica variamente specializzata. In questi, vi era, di « cultura generale», quel che bastasse a placare la coscienza pubblica, che poteva sentirsi magnanima concedendo che anche i meno fortunati godessero del loro modesto otium litterarum. Va rilevato che l'insegnamento letterario era graduato nella quantità, a seconda dei fini delle varie scuole, e della estra~ione e destinazione sociale di coloro che le frequentavano, ma era qualitativamente lo stesso, ri'1enen1dosi vali·da in assoluto, per t•utti, una sola ed unica cultura. D'altra parte, o per ottocentesoa,mente umanitaria illusione che le « belle Lettere » diventino proletarie solo perché offerte al popolo, o per catechistica fede nella «prassi» come palllacea per tutti i mali, anche molta della nostra sinistra è ancora alla ricerca 1di questa specie di passaggio a Nordovest. Viceversa, che una tale struttura sia posta in crisi, che alla reductio ad unu,n idealistica propria dell'ordinamento scolastico del recente passato si desideri sostituire un rapporto per cosi dire paritario, e perciò stesso piu democrati 1 co, tra i diversi •studi, è un fatto d'i per sé positivo. E invero, un effettivo progresso nelle scieMe ed una trasform·azione nel modo di concepire i 1--apporti umani tale da mutarne profondamente l'essenza stessa, hanino sempre coin1 ciso con la rottura ,di un antico equi,librio basato sulla codificata « disugu·aglianza » tra le varie forme che as1 sume il sapere. Ma se di volta in volta ad essa si è reagito attribuendo pari dignità alle singole scienze, ed una capacità educativa intrinseca a ciascuna di esse, 42 BibliotecaGino Bianco
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