Nord e Sud - anno XVII - n. 123 - marzo 1970

Giornale a più voci , dai comunisti, gli altri preoccupati d·ella coerer1za che deve caratterizzare un'efficace strategia de1 llo svilu;p,po economico e civile. Ma anche a p·ro1 posito di questo specifico con.trasto ci soccorre una citazione dell'arti·co 1 lo di Andrea,tta, il quale, do,po aver affermato che « non sembra accettiabile la rivendicata autonomia de1l'azi1 one sindacale rispetto alla politica con·giunturale ed alla politica di programm·aziorie », aggiun·ge che « del tutto i·naccoglibile appare la pretesa delle Con.federazioni di imp·ostare quest'anno un1 a serie di azioni di massa per ottenere di aun1entare il minin10 esente della Ricchezza Mobile per i lavoratori dipendenti ad un milione e mezzo di lire ». Perché « del tutto inaccoglib-ile »? Perché « l'esonero di fatto della quasi totalità degli operai da ogni imposta diretta non è un·a proposta riforimistica, ma entra in una logica borb·onica della creazione di zone di privilegio, di apartheid fiscale» .. D'altra parte, « la riduzione del gettito di 500 miliar,di che ne deriverebbe avrebbe inoltre l'effetto di ridurre ogni fle~sibilità fiscale ed impedirebbe, per qualche anno, la possibilità di proporre riforme che imp·ongono oneri al b.ilanci,o dello Stato». Di qui un'altra considerazione di ordine generale che riecheggia una preoccupazione fatta valere da tempo dai repubblican.i: « gli uomini politici di sini 1 stra che hanno a cuore la strategia delle riforme devono perta,nto trovare nella sincerità delle loro condizioni la forza morale e politica per opiporsi a queste deviazioni delle dirigenze sindacali ». E·d in questo senso valga la malinconica consid-erazione che certi socialisti nostrani sono più sensibili al verbo di Don·ait Catti11 di quanto non lo siano alla lezione di forza morale e politica che è venuta da Barb·ara Castle! Non si dica, dunque, che i repubblicani sono slittati a destra e che perciò trovano motivi di contrasto con le proposte avanzate dai socialisti e più ancora con quelle agitate delle sii1istre democristiane; né che i repubblicani praticano un « allarmis:mo » strumentale p·er frenare le riforme: p·er dirla a~cora con le p·arole di Andreatta, che non è repubb1icano e non è nemmeno un economista di desitra, « la grande lezione del moderno riformismo dei paesi anglosassoni e scandi·navi, ed ora della Germania, ha mostrato la possibilità di raggiungere obiettivi ' socialisti ' con gli strumenti di una economia di mercato». Il fondamentale problema di orientamento della sinistra democratica in Italia è, appunto, quello di far tesoro della esperienza riformista dei paesi europei; di ispirare la su•a azione, le sue proposte, i suoi programmi alla «lezione» del modern·o riformi,smo; di ritrovare, attraverso questa « l!ezio1 ne », il collegamento con la tradizione della critica salveminiana all'impotenza del socialismo massimalista ed al setitorialismo di quei socialisti che praticavano il riformismo al di fuori di ogni visione glob1 ale dei problemi della eco1 nomia e della società, onde ne risultava il sacrificio sistematico delle categorie più deboli e delle regioni più deboli a favore di interessi consolidati dalle categorie sindacalmente più organizzate e a volte più prepotenti. . Ed a questo punto si ri1 propone la questione del Mezzogiorno, la questione delle possibilità effettive di imprimere oggi una spinta determinante all'ind.ustrializzazione del Mezzogiorno: An·dreatta non ne parla, ma ne parla Sylos Labini in un articolo p1 ubblicato da «l'Astrolabio». Sylos Labini afferma che 39 :·_Biblioteca Gino Bianco

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