Dino Cofrancesco struiti mercé l'esasperazione di tesi sul Rin.ascimento che hanno ormai, anch'esse, fatto il loro tempo. Il capitolo III dell'opera, Nota sul moralismo del Bruni è forse il più indicativo degli interessi culturali di Schiavone,: ·attento più che « ai filosofi di professione» aille testimonianze culturali ricch-e di intuizioni teoriche e ,di fermenti etici, anche se non ancora esplicitate in sistema. « Il p,roblema del B,ru,ni, scrive, non so1o non è più quello n1.etafisico e cosmologico della Scolastica, ma non è n-eppure iden,tificabile con la prospettiva etica e antropologica del Petrarca: esso consirste, ben·sì, nell'uomo inteso n,el suo co1 n.creto inserimento nella società e nella storia» (p. 130). La filosofia, così, « acquista una immedi·ata valenza pratico-morale, in quanto· è chiam·ata a risolvere il problema della vita umana e in tale compito esaurisce integ,ralmen,te il suo significato e la su·a fin1alità » (p. 133). La fede ori1 stian·a, nel Bruni - a differenza che nel Petrarca - rimane fatto meramente psicologico e la riflessione si apre a soluzioni che successiv.amente saranno rese più esplicite ·dal Machravelli e d·al Guicciardini. Tale .mutamento di prospettiva è evidente nella sostituzio,ne dell'ideale laico e mondano •de11'a solidarietà a quello cristiano ed escatologico della carità. E spiega coime il recupero di Aristotele politico non abbia nulla di intellettualistico ma si risolva nell'accettazione ,di pochi princi,pi di fondo della dottrin 1 a aristotelica; il concetto dell'uomo, come animale politico, il concetto della morale della medietà, il concetto del fine eudemonologico dell'attività uman·a » (p. 142). Questa -di.men1sione dà all'epicureismo del Bruni un carattere molto relativo, dovuto all'irriducib.ilità, per l'umanista fiorentino, della conciliazione tra virtù etioa e utilità pratica e della fiducia nel b-ene comune come valo~e universale. I risultati di queste scelte culturali bruniane sono pal,esi, per Schiavone, nelle Historiae fiorentini populi, in cui « il metodo storiografico abband,ona i modelli retorici e quelli agio,grafico-panegiristici per ,divenire ·riceroa consapevole ·del contenuto e della genesi puramente umani del fatto stori·co » (p. 146). « Il pensiero -del Bruni - conclude il caipitolo in esame _. si libera così dalle remore e dalle aporie di un astratto moralismo, giacché la storia diviene il nuovo contesto dell'indagine empirica sull'uomo e j,l metro di verifica ·delle esigenze della comunicazione umana » (p. 146). Col moralismo del Bruni - posto al termine de~la monografia, forse senza un intento, deliberato -. si chiu1 de pure il breve e com,pendioso lavoro 1 di Schiavone. Ad u,n'indagine così diligente sul piano filosofico e così intelligente su quello delle scelte culturali e dei criteri valutativi c'è ben p·oco da obiettare. T,rianne, se ci è lecito, un appunto ad personam. Schiavone è uno studioso cattolico e indub 1 biamente i suoi sentimenti religiosi sono autentici. E tuttavia dinanzi ad un ricercatore che s'ispi·ra costantemente ai Cassirer, ai Garin, agli Chabod, ci si chiede fin·o a che punto la qualifica di cattolico possa avere ancora un senso. Certo il rilievo, contenuto nel capitolo sul Petrarca, che la religiosità cristiana non si esaiu1risce nella conoezione della vita medievale e la distinzione, testé rico1rd1 ata, tra soli,darietà, concetto l~co e mondano, e carità, concetto cristiano, sono, formulati con una intensità di accenti che in 124 Biblioteca Gino Bianco
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