I ,, Un convegno « amendaliano » paitizzanti la p,ropensione, già del res.to- abbastanza accentuata, a sentirsi sempre e comunque sull'onda della storia; dall'altra, la situazione di scollamento e di crisi, i111temaed esterna, di alcune fra le forze politiche di centrosinistra e le difficoltà incombenti su una eventuale rico1 struzione di questa formula hanno certo contribuito a rafforzare le pressioni amendoliane per un a,vvicinamento dei comunisti italiani all'area del potere governativo. C'è da scontare poi il momento politico interno del PCI: il convegno dell'Istituto Gramsci, tenutosi a Roma verso la fine di gennaio, è venuto in tempi non troppo d·Lstanti dalla soluzione, in p1 ratica imposta da Amendola, della questione del « Manifesto ». « Il nostro convegno si apre in un momento in cui si ri,peto,no nel sistema capitalistico e imperialistico andan1enti e feno1 meni che sono stati oaratteristici nella prep 1 a·razio·ne della grande crisi »: così comincia la relazione di Pesenti e già ci sono, in nuce, tutti i temi che, per trentacinque pagine, verranno svolti tra fumi apocalittici e predizion,i vagamente iettatorie sul futuro, immiinente o lontano, del sistema capitalistico: il solito armamentario del paleo-marxismo. Se la situazione internazionale, poi, è così catastrofica, per noi - dice Pesen,ti - c'è da stare poco allegri, visto il crescente grardo di internazionalizzazione della nostra econ,omia e la sua progressiva integrazione in quella dei paesi occidentali: se ne deduce che meglio sarebbe se il nostro paese diventasse autarchico, oppure, e questo sarebbe ancora meglio, riconquiSitata la sua autonomia sul piano internazionale, si desse ad initensi scambi con i paesi delì'Est europeo. Per i qua,li sembra - seco,ndo Pesenti - che tutto vada per il meglio; niente crisi economiche, niente orisi poli1 tiche. Eugenio Peggio è p,iù possibi,lista. Parte dalla costatazione del fallimento della poli,tica di piano attuata (o meglio, non attuata) dal centro-sinistra. Si sono accentuati, invece di diminuire, gli squilibri settoriali, e quelli territoriali; si è alla1 rgata la forbJce tra Mezzogiorno e Nord d'Italia; sono sal,tate le riforme che il pia,no p1 resup1poneva. È necesisaria quindi una ripresa della politica di piano, della quale Peggio rivendica in pratica la di·rezione per H PCI. Se però si va a guarda 1 re, dietro la montagna delle dichiarazioni di p1 rincipio e dell·e afferma7ioni demagogiche, salta fuori che veramente la montagna ha partorito il topolino. Le indicazioni concrete, infatti, tutto hanno l'aria di delineare meno che un piano concreto e coordinato di sviluppo. Il criterio i1 spiratore sem,bra, piuttosto, quello di chledere, i,nvece delle molte cose grosse, e tutte in,sieme, che i comunisti hanno sempre chiesto fino ad oggi, molte cose piccole. L'obiettivo prioritari<? non pare ciè tanto quello di cambiare davvero, e in modo incisivo, },ecose - per ct1i è necessariio impostare un programma e chiedere solo quelle riforme che determinino punti di svo1 lta nella vi1 ta del paese ---- quanto quello di tenere •insieme, alleati, gruppi e forze disparati e di tenerli insieme n,el modo peggiore e cioè vellican 1 done g1i istinti settoriali e· particolari, in una difesa d1 i interessi corporativi. Queste posizio,ni sono state puntualmente riprese da Arnendola nella relazione introq.uttiva. Anche lui ha tralasciato, m·entre ha tracciato un quadro 111 .Bibl.iotecaGino Bianco -
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