La proposta del qitartiere 33 ma - date anche le din1ensioni quantitative del fenon1eno - di creare vere e proprie città nitove. Nuove non soltanto perché costruite ora o dotate di un aspetto architettonico più moderno, n1a soprattutto perché progettate, costruite e gestite per rispondere alle esigenze e alle condizioni di vita dei nostri giorni. Posto in qitesti termini, oltre agli aspetti politici, legislativi e finanziari - legislazione urba11istica arretrata, finanzia1nento dell'edilizia popolare, incapacità dei poteri locali di segitire il ritn10 di espansione della città, ecc. - il problema della casa presenta anche un aspetto più propriamente tecnico, che è condizio11ato dalla crescita e dal n1ovimento della popolazione e dalla disponibilità del terreno e presenta a sua volta una struttura complessa che va dal cercare una ubicazione adeguata per i quartieri residenziali, all'organiziaziorie delle aree ad essi pertinenti, dagli studi per deter,ninare la densità della popolazione in queste zone, per finire alle abitazioni stesse che non devo110 essere brutte, o inadatte per dimensione e carattere alla vita dei loro abitanti. Ma l'episodio del quartiere 33 è interessante soprattutto nella sua seconda parte, per il modo cioè in citi è stato studiato il progetto per la variante. Infatti, a quanto afferniano gli stitdenti di architettura che hanno preso parte all'« esperi,netzto », era possibile adottare due metodi diversi: la collettività avrebbe potu.to incaricare alcuni esperti di studiare la situazione e di elaborare il progetto; oppitre - ed è proprio quanto è accaduto - gli esperti avrebbero potitto riunire gli abitanti del quartiere e, sitlla base delle loro indicazioni e delle loro richieste, fissare i pitnti fondarnentali di uno scherna per la varian.te. Il procedin1ento potrà se111brare 11uovo o insolito, n1a corrisponde ad un tipo di ragionamento che da qu.alche te,npo si va facendo strada spesso per necessità, n1a in 1naniera più concreta e sistematica tra gli studiosi anzericani. Alcuni di essi sostengono cfze la pianificazione urbana si trova ancora ad uno stadio sperin1entale, sia perché è ancora troppo diffitsa l'idea che la pianificazione sia un'operazione da compiersi a posteriori, come itna specie di ran11nendo nel tessuto urbano, sia perché, anche nei paesi che hanno maggiormente approfondito questo tipo di discorso, pochissimi sono gli esperimenti portati avanti fino in fondo e durante i quali siano state effettuate consistenti e sistematiche indagini sui risultati, lungo un arco di parecchi an.ni. D'altro lato il lavoro degli itrbanisti e degli architetti non è che una minima parte di tutto itn lavoro di stttdio e di ricerca per il rinno-· vamento delle città, più a111pioe piit conzplesso, che è appena iniziato. Spesso quindi accade che le proposte degli architetti, pur essendo esteticamente val!de, non lo siarzo altrettanto sul piano sociale; anzi tal51 , Bibliotecaginobianco
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