Nord e Sud - anno XVII - n. 122 - febbraio 1970

• Sara Esposito non è un caso solato. In molte città - com.e Milano, Genova,· Ro,ma, Napoli, Palermo, tanto per citare quelle in citi il fenomeno ha assunto proporzioni più vistose - sorgono ntlmerosi questi quartieri che, forse, nell'intenzione di coloro cl1e li progettano e li costruiscono, dovrebbero costituire un modello di perfezione urbanistica, mentre in realtà sono privi d'ei più elementari « conforts ». Chi concepisce queste città, hfl scritto recentemente u_n giornalista che si occupa di questi problemi, sembra essere stato n1osso dal concetto oltremodo spartano che una famiglia per vivere l1a bisogno soltanto di un tetto sotto il qtlale porsi al riparo. Ha dimenticato che si può .aver bisogno di un medico, di un ambulatorio; che può essere necessario riscuotere un assegno o spedire un telegramn1a; che può occorrere un. m.ercato; eh.e, al termine della scuola media, a qitattordici anni, i rag.azzi non spariscono misteriosamente, ma di solito conti·nuano a crescere e ovvian1ente ad· andare a scuola e così via. Qualcuno potrebbe forse obiettare clze è perlomeno poco opportuno sollevare il problema dei quartieri-dormitorio in un momento come questo, in cui la carenza degli alloggi costituisce il problema numero uno delle maggiori città e in cui si avverte ad'dirittura la necessità di in1postare, a livello nazionale e locale, una nuova politica della casa. E del resto basta seguire le cronache dei quotidiani per rendersi conto della gravità di alcune situazioni che si sono verificate, soprattutto nel Nord, a causa dell'affiusso di 1nanodopera: lo squilibrio fra domanda e offerta di alloggi, le ca1nere-dorn1itorio, i veri e propri ghetti che si vanno f armando sia nei vecchi quartieri, nel cuore delle grandi città, sia alla periferia o, ancora più lontano, nei co,nuni vicini. Stando ad alcune cifre pu.bblicate dai giornali, a Milano occorrerebbero in un tempo brevissi1no 160.000 vani; a Tori·no, compresi anche i comuni della cintura, un milione. Indubbiamente, di fronte a queste cifre, e se si pensa che in alcune città del Nord molte persone dopo una giornata di lavoro trascorrono la notte sulle pa11chine di una stazione, quando hanno la fortuna di trovarne una libera, gli abitanti dei quartieri-dormitorio appaiono ad.dirittura dei « privilegiati », che hanno conquistato qualcosa di inestimabile valore: un tetto, appu.nto. In realtà - ed è proprio. quanto dimostra l'episodio del qitartiere 33 - per quanto possano essere gravi e talvolta addrittura dr.an1matici i termini quantitativi del problema della casa, vi è un aspetto qualitativo che non può essere tras~urato. Non basta cioè assicurare un alloggio a tutti, per eliminare le baracche o la coabitazione forzata; è necessario creare ancora tutto l'ambiente civico. Non si tratta insomma soltanto di costruire case, so Bibiiotecaginobianco

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