Nord e Sud - anno XVII - n. 122 - febbraio 1970

Giornale a più voci dai partiti, dato che produce ed agisce come ed in quanto i partiti lo consentono. Bene: il Parlamento italiano versa in una crisi drammatica. L'articolazione per gerarchia e per competenze che dovrebbe caratterizzare la produzione legislativa è rimasta disattesa per la mancata realizzazione dell'istituto regionale; il decentramento del lavoro parlamentare nelle commissioni, invece di snellire le p,rocedure, ha p1 ro1 vocato la moltiplicazione dei pro,getti di legge; soprattutto, il Parlamento è ridotto ad amministrare legiferando, essendo impegnato quasi esclusivamente a produrre leggine microsettoriali, provvedimenti amministrativi, sotto la sp·inta dei pii.1 disparati interessi particolari, con l'accondiscendente complicità di tutti indistintamente i gruppi parlamentari, mentre la grande legislazione, le riforme, rimango·no sulla carta degli accordi p,rogrammatici e nei documenti di partito. Il Parlamento repubblicano approva in media 2000 leggi per legislatura ma non attua l'ordinamento regionale, non regola la Presidenza del Consiglio, non introduce il referendum, non modifica i codici, non riordina il sistema tribt1tario né gli istituti previdenziali, non approva una legge generale sull'amministrazione. Al di là di o,gni discorso moraliistico, le responsabilità maggiori di questa situazio,ne non possono no,n ascriversi ai partiti, i quali hanno 1no,nopolizzato il processo di aggregazione della do,man,da presun1endo di essere in grado di controllarla sino alle soglie del Parlamento, dove, a cura dei partiti stessi, dovrebbe essere trasformata; ciò che puntualmente non avviene, oltre che per tutti i motivi ben noti, collegati al gioco politico, anche per il fatto che, considerati i criteri di selezione della classe dirigente partitica, i parlamentari non sono organi idonei e qualificati al fine di « creare» un sistema di legislazione. È bene precisare subito che, in sé, il fatto che in pratica i partiti siano risultati i soli aggregatori della domanda, non dovrebbe scandalizzare nessuno; anzi, potrebbe giudicarsi co1ne elemento di razionalizzazione poiché non si vede quali altri tramiti, nell'Italia squilibrata del dopoguerra, si sarebbero potuti trovare per una domanda altamente polverizzata e confusa. I dubbi e le riserve sorgono quando si analizza il secondo momento della fun-- zione del partito: quello dell'amministrazione della domanda in precedenza convogliata, dell'uso del mandato. A ben guardare, infatti, le critiche più fondate e meno generiche non hanno tanto di mira il momento della canalizzazione, che bene o male è riconosciuto indispensabile, peculiare dell'azione del partito e fondamentale per la democrazia, quanto il momento successivo, quando, per motivi di ordine diverso, la domanda viene congelata, rimane inevasa. Il partito ottiene, come s'è già detto, un mandato, dopo essersi posto come tramite imprescin-. dibile delle esigenze deila società; ma il tramite si rivela co1 me diaframma. L'opinione pubblica prende coscienza p·rogressivamente di questo stato di cose, nascono le critiche ai partiti e si teorizzano nuovi canali di partecipa47 ibliotecaginobianco

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